Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani
44
lezioni: quartaFastidia omnia, prceter
Pavojicm, rAtfm&wmgue-
e riprendendo acerbamente i magnati di Roma, i quali i bagni smoderatamente usavano, tosto che cenato avevano, disse.
Et crudum paxtoncm in balata portas.
Hinc subita morte8, atque inteslcfia senectus.
Quinto Ortensio oratore fu il primo che fatto auguro ed i sacerdoti dovendo banchettare, diede a mangiare i paoni e piacquero si che in breve montarono in tanta stima che costavano cinque scudi l'uno, e Marco Au-fidio Lorcone che cominciò a tenere il pollaio ed ingrassargli, ne traeva di rendita mille cinquecento scudi. Questi è quel Quinto Ortensio che nell'arte del ben dire gareggiava con Cicerone, uomo si splendido e mollo che anaffiava i platani col vino e si esatto e scrupoloso nel vestire che una volta, avvenutosi in un luogo stretto nel suo collega, gli mosse lite accusandolo d'ingiuria per avergli sconciato le pieghe della toga, che egli prima d'uscir di casa alio specchio con gran diligenza acconciava e garbatamente disponeva. Ma tornando a'paoni erano sopra tutti gli altri stimati quelli di Samo, Gallio coll'autorità di Yarrone il testifica nel libro settimo delle sue Notti: Nomina edulium} quee Varrò exprobravit, suni: pavus e Santo, Phrygia attagena, grucs Mellicw, hot-dus ex Ambracia, con quel che segue. Non ammettevano i Romani alle loro sontuose tavole le vivande e gli animali alla rinfusa, ma gli squittinavano ben bene, investigando il nascimento loro e la patria e la schiatta, con maggior diligenza che gli ordini militari dovendo alcun nobile ascrivere nel numero dc'cavalieri non fanno* Avete sentito con quanta delicatezza di gusto distinguevano i
| |
Atfm Roma Ortensio Marco Au-fidio Lorcone Quinto Ortensio Cicerone Samo Gallio Yarrone Notti Nomina Varrò Santo Phrygia Mellicw Ambracia Romani Avete
|