Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      DELLE CAUSI 47
      viglia leggerai ciò che scrive Plinio delle differenze del sapore £ della bontà dell'utero delta troia ; tanta era la pagacità che adoperavano nel giudicare della qualità dc'sapori. Quel che Plinio ed altri chiamavano abdomen fu da Publio, poeta mimico, nominato sumen\ e da'no-stri cuochi con nome tratto da'Latini sommata s'appella» Ammazzavano le troie un giorno dopo il parto, e tagliando loro la pancia colle poppe piene zeppe di latte, facevano in questa maniera le sommale con avidità dai golosi appetite, in guisa che Publio poeta non cenava mai senza questa vivanda : simigliante facevano de'cin-ghiali, le sommate dc'quali erano anche più gradite: e si legge che Eliogabalo ne consumasse trecento in dieci giorni : exhibuit et sumina aprugna per dies decem tri-cena quo lidie cum suis bulbis, dice lo scrittore ddla sua vita : cum suis bulbis, cioè a dire cum sui& vulvis, come spiegano gli eruditi. Vedete quanti cinghiali straziò in sì breve tempo questo paraaitaccio, privando delle lor madri i poveri porcellini. Or queste sommate, se cosi piacevi nominarle, o di porco o di cinghiale che esse si fossero, erano molto comunali, come che oggi sieno rarissime ; onde quel parasito Plautino, cui era stata consegnata la dispensa, gaio e giulivo pel contento va gridando : Quanta pernis pestis veniet, quanta labes larido: qtianta sumini absumedo! ed è assai nominata dagli scrittori la vivanda ritrovata da Elio Vero, la quale Adriano imperadore frequentemente usava e chiamavasi teirasarmaco e pentafarmato, ed era un pasticcio ripieno di sommata, di prosciutto di cignale, di carne di fagiano e di paone. Anche nel porco troiano, menzionato da Ateneo nei libro nono, oltre a tordi ed altri buoni bocconi, vi erano le sommate e gli uteri tagliati in pezzetti. Riempivano anche gli altri animali, tolta loro la propria polpa, di carne battuta, ed alcuna volta d'ostriche e di pesci, e gli addimandavano isicia; e ne'tempi più baasi tsiciata, d'onde noi abbiamo tratto il nome di salsiccia


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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