Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani
56 lezione quintaminare le parole, le quali, per dir breve, tralascio, non giudicherà sconvenevole questa nuova sposizione* Che se alcuno più ardito e più franco volesse ciò intendere delle seconde mense; non andrebbe, per mio avviso, molto lungi dal vero. Nò repugnano Orazio e gli altri autori, che poco fa ho mentovato ; imperciocché vari variamente adoperavano e sovente mutavano l'usanza. Non altramente avvenne alla lattuga. Nasidieno presso Orazio dà con essa principio alla cena. Quindi cam-biosai costume e colla lattuga le mense si terminavano. Ma non andò guari, che ritornarono all' uso antico : perchè Marziale domanda la cagione di cotal mutazione ; ma poi non solve la quistione :
Claudere quee ccsnas lactuca solebat avorum;
Die mihi cur nostras inchoat Ma dapes !
A questa maniera mutavano 1* ordine altresì dell' altre vivande e ne furono rimproverati da Seneca nella pistola 114 con queste parole : Deinde ad casnas lauti-Ha transfer tur> et illic commendatio ex novitate et soliti ordinis commutatane tractatur, ut ea, qum claudere ccBnam solent, prima ponantur : «J quee advenientibus dabanéur, extuntibus dentur. Sicché avevano boria gli antichi e si pavoneggiavano di questa disordinanza; onde n'avveniva la frequente mutazione, la quale agevolmente passava in usanza. Ed a questa disordinazione attribuisce Plutarco la spessezza e gravezza dei morbi che i corpi oltre l'usato infestavano. Non fìa dunque maraviglia se avvenne simigliantemcnte all' uova. Per certo narra Ateneo, che spesse fiate apponevano l'uova nelle seconde mense, e Antifane e Anfide e Alea-side e Filosseno descrivendo alcune cene, manifestamente il confermano ; e con graziosisslma metafora Efippo fa porre in tavola un' ecatombe d'uova. Anzi, siccome Cicerone, Euripide parimente fa menzione della carne di
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