Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani
delle preziosità' delle mense ecc. 69 tempo andato si servivano d'arnesi di terra, di legno, di rame , soggiunge: nunc ex ebore , alque te* tu dine t ti argento, iam ex antro etiam f aique gemmi* suppcl-lectili utuntur. Le quali parole acconciamente s' adattano a' letti ed alle tavole, che d' avorio, di tartaruga, d'argento, e d'oro si facevano. E dell' oro e delle gemme nelle tavole espressamente fa menzione Ulpiano, il quale trattando de' lasci dell' oro e dell' argento, ferma, che le gioie legate in oro e argento si contengono in cotal lascio: quindi ciò spiega coll'esempio delle mense: sed et in coroni* men*arum gemma coroni* cedentf et ha mensis, Dalle quali parole potete comprendere esservi state delle mense col dintorno d'oro tempestato di gioie. E queste per avventura erano di cedro; conciossiachè le mense nobili tutte di questo legno pellegrino le lavorassero. Laonde Marziale più volte usa la parole citrum, per dinotare la mensa. Facevano portare dalla Libia questo cedro i Romani, e si tagliava nelle selve del monte Atlante, e lo pagavano a prezzo d'oro. Se ne lamenta Lucano:
In nemus ignotum nostra venere secures,
Extremoque epulas, mensasque petivimus orbe.
E Marziale :
Accipe felici* Atlantica munera sylvct, Aurea quee dederit dona, minora dabit.
E Seneca nel libro sesto de' Benefizj : Video istic mensa* f et cestimatum lignum Senatori* censu , co pretiosius , quo illud in plures nodos arbori* infelicitas torsit Tertulliano aspramente rampogna I' ambizione di Cicerone, per avere speso dodicimila cinquecento scudi in una di queste tavole di cedro: ed Asinio Gallo, che pagò il doppio un' alt» simile. Di queste due mense
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