Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani
72 lezione sestaD* onde si comprende, che Properzio stimava la murra esser terra cotta. Ma Plinio, cui molto maggior fede prestar si dee, si perchè nelle cose naturali fu espertissimo , si perchè scrisse molto dopo , onde più contezza poteva averne, e migliori notizie, non dubita esser naturale, e non fattizia, e generarsi tra1 Parti; e dice essere un mescolato di vari colori di porpora, di latte, e d'un terzo colore fiammeggiante, mieto dell'uno e dell'altro. E gli altri antichi scrittori convengousi con Plinio. Alcuni moderni credono, che sia il sardonico. Ma se si considera , che il sardohico era notissimo ai Romani, facendone sovente menzione Persio, Giovenale, Marziale e gli altri scrittori, e che non vi è alcuno, che noi distingua dalla murra, e massimamente Plinio, che ambedue queste pietre diligentissimamente descrive, non si può di leggieri ammettere cotal opinione: per-lochè non sarei lontano dal credere, che fosse una aorta di pietra preziosa, la cui cava siasi poi smarrita , siccome di tanti altri marmi è avvenuto. Ma sia come esser si vuole, la murra era in grandissimo pregio; ed Augusto presa Alessandria, di tutta la regia suppellettile altro non si ritenne, che un calice di murra : e Petronio, uomo consolare, per far dispetto a Nerone ruppe un boccale di murra, che gli costava settemila cinquecento scudi : e Nerone pagò altrettanto una tazza: e molto prima un bicchiere era stato pagato duemila scudi Pompeo tanto stimò questi vasi, che ne portò sei in trionfo, e dedicogli a Giove nel Campidoglio : e furono i primi che si vedessero in Roma. Non si leggo già, che similmente facesse delle tazze d' onice, quantunque ne trovasse due mila nella guardaroba di Mitridate, come narra Appiano: d'onde si comprende di quanto maggior pregio fosse appresso i Romani la murra. Le donne nondimeno per delizia amavano meglio di bere in tazze d' ambra , che di murra, e di cristallo.
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