Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani
DELLA DlSPOBIZIOffB DELLA CENA ECC. 86 al ginocchio, e di dietro alle polpe, legate d'ambe le parti con vaghi nastri f sicché ricaschino da9 fianchi. A questa descrizione agfftugne S. Ambrogio le collane e medaglie, e cinture d'oro per cui s'adornavano: e le guaine similmente d'oro, ove tenevano racchiusi i coltelli per trinciare. E Lampridio, lodando la parsimonia e frugalità d'Alessandro Severo: auratam ve-stem ministrorum, vel in publico convivio nullus Kabul t ; e Seneca: Cum videam quam diligenter exoletomm suorum tunicas succingant ; ed in altro luogo: Dili-gentius quam in translata vestita et auro tecta man-cipiay et agmen scrvorum nitentium. Apuleio: Pueri ca-lamistrati, pulchre indugiati. Nè tanto di cura ponevano perchè fossero adorni e riccamente adobbati, quanto perchè fossero leggiadri e belli. Tum ad mensam exi-mia forma pueros delectos iussit consistere : scrive Cicerone di Dionisio; ed altrove: adsint etiam formosi pueri, qui ministrent ; e Gracco, presso Gellio: Nulla apud me fuit poptna, neque pueri eximia facie stabant; e Giovenale:
Fio* Asia ante iptum» pretio maiore paratus tQuam fuit et Tulli pugnacis eensus et AncL
E massimamente richiedevano belli e di tenera età i coppieri, come avrete osservato nelle parole di Filone or ora da me recitate. Laonde Giovenale:
Tu Getulum Ganimedem
fìespicef cum sittts.
E Seneca : Aliut tini minitter in inuliebrem modum or* notus cum celate luclalur. Non potest effugere pueritiam » sed retrahitur, iamq*e militari habitu glaber, destrictis pilis> atti perula* avuhis tota noete pervigilat Nè meno attenti erano e scrupolosi nel!'ordinargli
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