Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani
DELLA DISPOSIZIONE DELLA CENA ECC. 87 latis causa doctl% quam qui nece$sitate ditciL Notato quo-tìte parole tutte acconco per dinotare la maestrevole ingioine e sollazzevole scienza degli scalchi. E di vero cosi era: perciocché eglino trinciavano gli animali per aria, così destri e sciolti di mano e di corpo, e con si vaghi e leggiadri movimenti dell'una e dell'altro, e tutti regolati a tempo di suono, che gran piacere recavano agli spettatoli. E ciascheduno animale aveva destinati dall' arte particolari e propri movimenti e gesti co* quali trinciar si doveva. Abbiamo queste notizie particolarmente da Petronio e da Giovenale. Quelli nel convito di Trimalcione: Processit slatini sciswrf si ad symphoniam ila gestieulatu* laceranti obsonium, ut pittore* Darium hydraule cantante pugnare. Questi nella satira quinta:
S*ritttor«n intersa, ne qua indignaiio desti, Saltanlm speda*, si chirvnomoitfa volanti CulteUo: donec veragat diciata magi tiri Omnia : nee minimo san* dismmtiw refsrt Quo gestu lepore*, et quo gallina secstur.
Osservate le parole volanti culteUo, che dimostrano r agilità e prestezza del destro, esparto scalco ; e la parola chironomonta, che rappresenta un uomo sciolto di mani moventisi a tempo regolatamente con garbo e con leggiadre maniere, conferme alle leggi musicali. La parola saltantem altresì ce lo dà a divedere maravii gliosamente disposto della persona, e congesti, e cogl-acconci reggimenti del corpo rappresentante ciò eh' e'fa-ceva. Perciocché gli antichi avevano una sorta di salto, coi quale movendosi ordinatamente e giocolando, rappresentavano co* gesti tutto ciò, ch'altri esprimerebbe con parole; e questo salto usavano anche gli scalchi trinciando gli animali.
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