Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani
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o bevi cinque, o bevi tre, ma non già quattro.
Qui da Plauto, il re del convito s' addimatida Stratego, quasi capitano, e condottier d1 esercito, il quale comanda a1 convitati, e ordina loro quante volte debbano bere; e conformasi colla legge e col proverbio de' Greci: bevi tre volte, o cinque: quattro non mai. Osservo, che Plauto interpetra molto diversamente questo proverbio greco da quel che Ateneo ed Eustazio Tin-terpetrassero ; i quali non so con qual ragione all' annacquamento del vino il riferirono.
Questo regno e questo imperio sei guadagnavano col gittar de1 tali. Laonde Orazio avvertendo 1' amico, che dopo morte non potrà spassarsi ne' lieti conviti, acconciamente cantò:
Neo regna vini sortiere talis;
nelle quali parole vuoisi avvertire, che perversamente alcun dotto spositore ha creduto che la parola talis sia aggiunto della parola vini e significhi d1 un tal vino. Qui la parola talis è sesto caso del numero del più da talus: il quale era uno strumento da giocare simile al dado ; se non che il dado ha sei foccie, il talo ne aveva sole quattro segnate con uno, tre, quattro e aei punti, mancandovi il due e il cinque che si segnano ne1 dadi, Gittavano quattro tali c allora che tutti voltavano diversa faccia, onde restassero scoperti tutti quattro i numeri ; cioè a dire Funo, il tre, il quattro, il sei, ad-dimandavano quel tiro Venereo o Venere. Per io contrario se tutti cadevano somigliantemente voltando la stessa faccia Taddimandavano Cane. Questo era il peg-gior tiro, e più sfortunato di tutti ; dove Venere era il migliore e più fortunato. Laonde Properzio lagnandosi della sua disgrazia disse:
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