Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani
DELLE LEGGI OSSERVATE NEL BERE 95
sobriamente viveano, e fì vino usavano temperatamente; come per gli autori si scrive d'Augusto cbe usava i testanti, cioè bicchieri, che tenevano due soli dati. Ma Ì solenni bevitori amavano meglio di bere in bicchie-roni sfoggiati, che appellavano dewnces ; perciocché un* dici ciati capivano. Marziale di ciò si lamenta con Cinna ;
Sextantem poto : tu potas Cinna deuncem. Ed altrove d' un certo losco vinolentoMiaceri sibi proUmis deunees,
Et crebos iubet.
Gli uomini, che non erano ingordi soverchiamente del vino e scostumati nel bere, usavano bicchieri capaci di tre o quattro ciati ; e perciò ne' poeti leggiamo nominati spesso i quadranti ed i trientL Questi bevendo tre o quattro volte, appunto compivano il sestariof giusta misura per quelli che moderatamente beevano.
Ma quando volevano con festa rallegrarsi c sconciamente cioncare, allora il re del convito e maestro del bere rinterzava iJ tre, come fa Orazio ne1 versi che abbiamo spiegati. Anzi colui presso Ateneo v' aggiugne il decimo bicchiere in grazia di Venere. Or questa usanza non era molto acconcia a'parchi e scrupolosi [bevitori ; imperocché al comando del Re beendo il primo, tutti gli altri fino all' ultimo ber doveano. Questa maniera di bere tutti quanti quando altri bee, che alcuni credono nuova e propria d' alcune nazioni, è usanza antichissima e comune sì ai Greci come ai Latini I Greci 1' esprimono colla parola propria K&fiaof&t : cioè bere in giro. Narra Aristotele, nel libro settimo della Politica , che presso gli Sciti in certe feste non era permesso bere in giro a quegli, che alcun nemico ammaa-
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