Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      dell'uso de' brindisi e delle corone 101 Questo costume accenna Virgilio ove descrive il convito di Didone, la qualePrimaque libato summo tenua attigit ore ;
      Ttim Bitice dedit increpitans; ille impiger hauaitSpumantem pateram et pieno se proluit auro.
      I Greci chiamavano Filotesia quest'atto di benevolenza per essere un segno di somma amicizia cóme attesta Suida. Imperocché non può negarsi che non sia una fratellevole domestichezza il porgere il suo bicchiere al compagno e dargli a bere parte del suo vino; onde Ciro, quando voleva alcuno onorare con segni d'intrinsichezza e fratellanza, gli mandava parte del cibo ch'egli stesso mangiato avea. Giulio Capitolino, nella vita di Marco Antonino : Nemo est principum, quem non gravi* fama pers tringat usque adeo, ut etiam Marcus in ser-monem veneri tt quod fratrem vel veneno ita substulerit, ut parte cui tri veneno lita vulvam inciderti, venenat-am partem fratri edendam propinane, et sibi innoxiam re-tervans. Filostrato ci addita un altro forte stimolo d'amore, scrivendo in una sua lettera : attacca i labbri al bicchiere ed empilo di baci e porgilo a chi tei chiede. Laonde il poeta, negli amorosi vezzi e nell'attrattive lusinghe ammaestra ti 55 imo, dà questo insegnamento agli innamorati :
      Et qua tu biberis, hoc ego parie biham ;
      per la qual cosa non poteva a buona equità ricusar di bere quegli a cui il bicchiere porgevasi-se non era cotto, spolpato e rifinito dal vino. Seneca, nella pistola 83, rimprovera altrui si reo costume : Qucs gloria est capere multum t Cum penes te palma fueri t, et propina-tiones tuas strati somno, oc vomitante* recusaverint : cum superstea ioti convivio fueri* , cum omnes victris


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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