Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani
dell'uso de 'brindici e delle corone 103 sull'erba, cioncante e imbriacantesi per solennizzare la festa d'Anna Perenna:
Sole tameny vinoque calent * annosque preca?Uur Quot sumunt cyaihoti ad Tmmerutngue bibunLInvenics Ulte qui Nestori* ebibai annos, (luce sit per calices facta Sibylla buos.
Vedete cbe sconcia maniera di porsi in necessità d'ini-briacarai é mai qnesta V Ma scusiamogli con dire, cbe ciò si costumava solamente per la bordaglia e per io popolazzo minuto. Gli uomini onorati e gentili, volendo fiorare gli amici come detto abbiamo, si contentavano di rispondere alle lettere del loro nome. Eravi ancora taluno, che volendo con più onorevole trattamento celebrare il nome d' alcuno , altrettante volte s'adornava le tempie coronandole di fiorì. In questa guisa onorava* il nome di Domiziano Marziale,-beendo alla sua salute:
Sutilis aptetur decies rosa crinibusy ut sit Qui posuit sacra nobile gentis opus.
Dieci volte vuol bere ed incoronarsi di rose ; perciocché il nome Domitianus di dieci lettere è composto.
Questi versi di Marziale ini riducono alla memoria il costume degli antichi, ì quali ne' conviti più solenni e piti lieti e festevoli usavano d'incoronarsi e d'ugnersi i capelli con unguenti odorosi. Eacconta Seneca , che Caligola avendo fatto uccidere il figliuolo ad un car valiere romano, nell'utero giorno invitò il padre a cena per tentarlo se si tenesse adontato per la morte del figliuolo. Soggiugne: propinavit Mi Cassar heminam, et posuit custodem : perduravi t miser non ali ter quam si jilii sanguinein bibereU Unguentum, et coronas mì&it, et observare iussit an sumeret; sumpsit ctc. Ckenatiit
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