Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      DELL'USO DE' BRINDISI E DELLE CORONE 107 soggiugnendo immantinente:
      Lassenturque rosis tempora sutilibus»
      non avea certo animo d'imbriacarsi con si poco vino, uè tampoco qnando in onore di Domiziano voleva bere dieci ciati, e prender dieci volte la corona di rose-Orazio esortando V amico :
      Huc vina, et unguenta, et nimium breves Flores amdnoe ferre tube rosee, Dum res, et ceto* est7 Sororum Fila trium patiuntur atra.
      Lo vuol persuadere a vivere allegramente, non ad ineb-briarsi sempre fìnattanto che la vita e 1' età gliel permetterà. Lo stesso intendimento fu di Claudiano, ove descrive il convito di Plutone:
      Grceca coronati peragunt convivi a Manes.
      E chi crederà che i poeti, i quali si spesso commemorano le corone ne'conviti, sempre le riferiscano all'ebbrietà: o che Ariihegtrato, i cui versi abbiamo or ora portati persuadendo a voler sempre mai incoronarsi, voglia persuadere a sempre inebbriarsi ? Clemente Alessandrino dissuade i gaggi cristiani dall' usare le corone: non perchè, die*egli, sieno le corone segnali di protervia e d'intemperanza ; ma perchè agi* idoli Bono dedicate.
      Egli è ben vero, che perciocché non rade volte addiviene, che nelle beverie tra gli amici, e ne' festevoli conviti, largamente si bea, ed alcuno s'imbriachi; talvolta i poeti congiungono le corone coli'ebbrietà. Claudiano della Guerra Gildonica:


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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