Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani
DELL'USO DE'BRINDISI E DELLE CORONE 113 crateri attignendo il vino facevano brindisi, e si sfidavano a bere. Ed Àrriano racconta, cbe nel convito d' Alessandro Magno tutti prendevano il vino da un cratere, quantunque novernila fossero i couvitati : ed Erodoto narra, die Creso mandò a donare ad A polline pelfico un cratere d' argeuto, cbe teneva sessanta anfore ; e gli Spartani un altro che ne capiva trecento, cioè dugento barili. Plinio ancora scrive di Ciro, che riportò: Craterem Semiramidis, cuius pondus quindecim {aleuta colligebaU Talentum autem ^Egyptium pondo octoginta. Non è dunque satirico accrescimento quello di Giovenale:
urnee tra ter a capacem Et dignum sitiente Pholo.
non capendo V urna più di quaranta libbre- Ora questi gran vasi avevano l'orlo, che a guisa di corona gli circondava. Omero, nel libro quarto de1 Viaggi d'Ulisse:
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Un cratere dar otti, che è d} argento Ed ha le labbra con fin oro miste.
Coronavano dunque di vino questi vasi, cioè gli ricolmavano fino all'orlo, che serviva alla tazza di finimento e di corona: e potevano a lor senno ricolmargli ; perciocché non se ne servivano per bere, ma per trarre da essi il vino mescolato, e riempierne i bicchieri, e distribuirgli a' convitati, onde tutti ber potessero. Omero serva sempre questo costume di far empiere il cratere e quindi attignere il vino, ed infonderlo ne'bicchieri per distribuirlo a convitati Nel lib. I. dell'Iliade.
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