Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      DELLE BEVANDE CALDE 149
      itale. Domine, te il Mercuriale vorrà persuaderci, che Ateneo qui parli dell1 acqua nel suo stato naturale : e la chiami calda nel fitto inverno, quando è naturalmente freddissima. Che più? Anche quando contrappongono l'acqua calda alla ghiacciata, parimente dinotano l'acqua riscaldata. Svetonio nella vita di Nerone: Epula* a medio die ad mediam noctem protràhebat refotu* gaspius calidi* piscinis, cut tempore cestivo nivati*. Ai quale intendimento similmente scrisse Giovenale:
      Quando vooatus adest caUda gelidceque mini*ter.
      Seneca nel libro terzo delle naturali quistioni descrive di più molte forme di strumenti, che usavano per (scaldar l'acqua. Facere eolemus dracone* et milliaria, et complure* forma*, in quibu* cere tenui fietida* struimu* per declive circumdata*, ut *cepe eundem ignem ambien* aquaf per tantum ftuat tpatii, quantum efficiendo calori satis est Frigida itaque intrat, effluii calida* Ecco qual'era l'acqua calda nominata tanto spesso dagli antichi scrittori e contrapposta all' acqua fredda. Questi strumenti erano simiglianti alle nostre serpi, le quali usiamo per rinfrescare l'acque che distillano i tamburlani; le quali per l'opposito entrano calde nella serpe circondata d'acqua fresca e per essa serpeggiando, escono fresche. Paolo giureconsulto ci addita un altro vaso assai communale per iscaldar l'acqua da bere. Nee multum re/eri, die* egli, in ter cacabo* et ahenum, quod tupra focum pendei : hic afua ad potandum ealefit : in illis pulmentarium coquitur. Quello noi lo ad dimanderemmo calderotto e questo paiuolo. Nel calderotto dunque scaldavano l'acqua per bere. A questo intendi mento per avventura scrisse Virgilio de'Troiami sbarcati nell'Aifrica:
      Littore ahena locant alti*


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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