Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani
156 LEZIONH TREDICESIMAacqua bollente annacqua il vino caldissimo. Ma ciò fece con sommo accorgimento l'avveduto coppiere, acciocché i bicchieri dovendo notare per un rio d' acqua fredda, che a guisa di navi l'un dopo l'altro trasporta-vagli e conducevagli agli amanti sollazzanti*! all'ombra d'un verde platano, pel corso alquanto raffreddati dall'acqua, temperatamente caldi vi pervenissero. Or quest'acqua, che col vino si mescolava per iscaldarlo, non bì può dubitare che fosse pura e schietta ; siccome l'altra, che ber soleano a cena; e si questa come il vino caldo per mio avviso, snl fine della tavola ordinariamente beevano: e questo costume forse da lungi accennò Marziale, ove disse:
Me conviva legai mixto quincunce sed ante ;
Ineipiat postine, quam iepuisse calix.
In secondo luogo si beevano queste calde bevande nelle botteghe, ove si vendevano; le quali chiamavano thermopolia : diremo noi botteghe di caffè; in queste crederei, che l'acqua calda acconcia e dolce venduta si fosse. Plauto in due luoghi lo mf addita, parlando di Nettuno:
Ne thermopolium quidem ullum ille instruit;
Ila salsam prrnbel polionem et frigidam.
osservate, che contrappone al termopolio la bevanda salsa e fredda; alla quale si oppone la bevanda dolce e calda. E nel Pteudolo:
Quid si opus fU ut dulce promat indidem,
Ecquid habet f (Ch.) rogai f mwrrhinam, passum,
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Marziale Nettuno Pteudolo Plauto
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