Del vitto e delle cene di Giuseppe Averani

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      168 LEZIONE QUATTORDICESIMAancora i Greci : per la qnal cosa Alessandro propone la questione, ondo avvenga che 1' acqua prima scaldata più si raffreddi ; e per bÌ fatte ragioni la solve, che nn sopraffine intondimcnto appagar non potrieno. Altre maniere di raffreddar l'acqua risate ncll'Egitto, e si ancora in altri luoghi senza V aiuto del ghiaccio e della neve, racconta Galeno ed Ateneo. Non trovo già che sapessero il modo di rappigliar r acqua, e sorbettarla; non essendo loro noto quanto ogni sorta di salo rinforzi maravigliosamente la virtù del ghiaccio, e sì la rende attiva, cho per poco tutti i liquori possa agevolmente congelare. Nè quel potare ntuero, potare glaciem, Xiónx irNeiv da' Greci e da1 Latini sovente usato, si riferisce al sorbetto; cioè all'acqua artifìzialmente congelata: ma all'acqua di neve e di ghiaccio dilavato e strutto ; come comprender si puote per quel distico di Marziale:
      Non potare nivem, $ ed aquam polare rigentem De nive commenta e$t ingeniosa gula;
      e quel verso di Plauto nel Penulo: «
      Hem mihi iam video propler te victitandum sorbilo.
      è scritto ad altro intendimento e corrisponde a quel nostro dettato : Tu avrai molto da succiare.
      Delle ghiacciaie poco resta a dire, facendole gli antichi, come noi sogliamo farle, scavando profondamente la terra, e coprendo il ghiaccio, o la neve, che quivi riponevano ben pigiata, di rami di quercia e di paglia, come Ateneo e Seneca accennano ; o dopo d'essi S. Agostino nella CAttà di Dio : Quis palece dedii ; tei iam


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Del vitto e delle cene degli antichi
di Giuseppe Averani
G. Daelli e comp. Editori Milano
1863 pagine 169

   

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