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La Divina Commedia
Paradiso
Biblioteca del Popolo
Sonzogno Milano, pagine 62

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   I-A DIVINA COMMEDIA
   l'aria, dell'etere e del fuixx»; e la donna sua, stifFuso il volto di un'espressione di pia benevolenza, gli espone questa dottrina: «L'ordini: c'eile cose è l'esvenza formale dell'universo simile a Dio. Tutte le nature, più o meno vicine al loro principio, si muovono, inclinate a questa legge d'ordine, attraverso al gran mar dell'essere guidate da peculiari istinti: nè solo le nature brute, ma anche quelle dotate d'intelletto e di volontà, gli angeli e gli uomini. Però, come spesso accade che alla concezione dell'artista non risponda la materia mal disposta, così anche la creatura può dipartirsi dal corso dell'istinto, deviando colla libertà verso l'errore. Tu ora ti sei purgato d'ogni colpa; e il tuo salire verso il cielo è un fenomeno altrettanto naturale quanto lo scendere di un ruscello dal monte giù nella valle. Sarebbe anzi una vera stranezza se ora che, libero da ogni pastoia, non puoi più deviare dall'istinto, tu fossi rimasto attaccato alla terra, come se la viva fiamma, volta per sua natura a salire, si giacesse ferma al suolo. » Ciò detto, Beatrice volge gli occhi dal poeta al Cielo.
   CANTO II.
   Dante, liricamente inspirato dalla visione dei cieli, consiglia i lettori che non si sono dati allo studio della filosofia a contentarsi delle prime due cantiche' anziché ad affrontare l'argomento nuovo e solenne. Limita il suo invito a seguirlo ai pochi eletti che per tempo hanno alzato la mente al pane degli angeli e a questi promette gTandi meraviglie.
   Velocissimo il poeta procede colla sua guida nell'ascensione; Beatrice cuarda nel sole, e Dante guarda