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La Divina Commedia
Paradiso
Biblioteca del Popolo
Sonzogno Milano, pagine 62

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   I-A DIVINA COMMEDIA
   discosto, vedrai che tutti e tre «splendono in egual modo, sebbene dal più lontano la tua vista non riceva la stessa quantità di luce. Certo però non discoprirai parvenza di macchie. — La vera ragione delle macchie lunari deve cercarsi altrove, e precisamente in ciò: Ogni cielo è governato da una intelligenza motrice, la quale manifesta la sua molteplice virtù nella sfera a cui presiede, ricevendo sempre l'influenza dal di sopra e comunicandola al di sotto: proprio come 1' anima spiega la propria virtù nelle differenti membra corporee per mezzo di varie facoltà. Queste diverse virtù nei cieli fanno diversa lega, producono cioè diversi effetti colle sfere in cui si legano. La vita mista che procede da questa unione riluce attraverso al pianeta come brilla la letizia in viva pupilla. Da questo diverso influsso della virtù delle intelligenze motrici, e non da raro e denso, deriva la differenza di luce tra stella e stella e tra le varie parti di una stella stessa. »
   CANTO III.
   Dante, pienamente persuaso dalle confutazioni e dalle dimostrazioni di Beatrice, sta per confessare il suo soddisfacimento ; ma intanto gli occorre una visione che accattiva tutta la sua mente. Gli spiriti votivi mancanti gli appariscono come ombre tenui a foggia d'i-magini riflesse in vetri trasparenti o in nitide acque. Dante scambia queste ombre reali per imagini vane, e occorre, per toglierlo dall'errore, che Beatrice lo avverta eh'egli ha a che fare con vere sostanze. Egli allora si volge a una di quelle anime, chiedendole il nome suo e la condizione sua e delle sue compagne.