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non può trovare piena scusa. Co»! queste anime hanno in cerio melo secondato la iorza ; poiché avrebbero potuto ritornare subito al Monastero. Ma una volontà salda, come quella che ha tenuto Sari Lorenzo sulla grada o Muzio Scevola nell'atto di abbruciare la mano, è tropi*) rara. » Però Beatrice s'avvede che risolvendo questo dubbio in Dante ella gliene ha suscitato un alno ; inquantochè le parole sue sono in contraddizione con quelle di Piccarda ch'è pure uno spirito informato all'eterna verità. Riccarda ha affermato che Costanza ha conservato nel cuore il velo del voto monacale; e ora Beatrice ha sostenuto che la volontà si è piegata alla violenza. A risolvere l'apparente dissidio Beatrice adduce la distinzione scolastica fra volontà assoluta e volontà relativa: ella ha parlato, riferendosi alla seconda, e Piccarda invece si è riferita alla prima; ed entrambe hanno detto la verità.
Dante scioglie un inno alla sapienza teologica di Beatrice che gli ha acquietato lo spirito. Egli vede che la Verità suprema è raggiungibile; ma che dal desiderio del vero scaturisce il dubbio ; e che solo per il tramite dei dubbi si può arrivare alla verità. E di qui trae ardimento a manifestare un altro dubbio: se cioè in cielo si ammetta la commutazione del voto. Beatrice l'avvolge d'amoroso sguardo e Dante vien meno.
CANTO V.
Beatrice spiega a Dante che quel suo splendore che lo abbaglia non è altro se non un effetto di letizia celeste e di carità: tanto più intenso, quanto più si fa accorta che a questa eterna luce s'informano tutti gli