II. PARADISO
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Dante vorrebbe enunciare nuovi dubbi ; ma la transfigurazione di Beatrice lo induce al silenzio. Essi sono saliti con fulminea rapidità al secondo cielo; Beatrice ha accresciuto la sua letizia e il suo fulgore; e per questo benefico influsso si è fatto più lucente il cielo stesso, e si transfigura lo stesso Dante. Le varie luci si appressano ai due mistici viandanti ; e il poeta arde dal desiderio di aver notizia delle condizioni di quelle anime. Invitato da uno di quegli spiriti, e, incuorato da Beatrice, Dante espone la sua curiosità ; e lo spirito, fatto più lucente e più lieto, tutto chiuso entro al suo raggio, imprende a parlare.
CANTO VI.
« L'aquila imperiale, — cominci? lo spirito interpellato —, dopo il trasporto della sede imperiale in Oriente, qui si trattenne più di due secoli e di mano in mano giunse fino a me. Io sono Giustiniano, cai Dio ispirò la riforma e il riordinamento delle leggi. Mi sono convertito alla fede per merito di Agapito, e ciò che allora era argomento di sola fede per me, è ora qui in Paradiso argomento di ragione. Tutto rivolto alla grande opera riordinatrice, affidai le armi a Belisario, che tanto prosperarono sotto questa guida, ch'io ne trassi auspicio di riposo e di pace. Avrei finito di dar conto di me, se non credessi necessario diffondermi nn poco sulla storia di questo regno imperiale, di cui oggi fanno tanto strazio e gli avversari e i sostenitori. L'alta virtù dell'aquila incominciò dal tempo in cui Pallante morì per la buona causa d'Enea, che di quel segno fu il fondatore. Dopo il periodo albane e dopo la pu-