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La Divina Commedia
Paradiso
Biblioteca del Popolo
Sonzogno Milano, pagine 62

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   12 I-A DIVINA COMMEDIA
   gna degli Orazl e dei Curiazt, esso fece prodigi nel periodo dei sette re; e tenne poi alto il nome romano contro Brenno, contro Pirro e gli altri stati, nelle eroiche età di Torquato, di Cincinnato, dei Deci e dei Fabii. Dopo le grandi geste contro i Cartaginesi, e dopo il trionfo di Scipione e di Pompeo, il santo segno fu innalzato a sublimi destini da Cesare, che fondò la vera e propria forma imperiale, a simiglianza della città celeste. A vera epopea il regno assunse con Cesare in tutte le guerre galliche, nella guerra civile, nella spedizione di Spagna, fino in Egitto e nella Troade, e poi nella Mauritania, e di nuovo in Occidente contro i Pompeiani. Nuove alte imprese sotto la grande aquila tradusse in atto Augusto, come attestano la battaglia di Filippi, la guerra di Modena e di Perugia, la battaglia d'Azio fatale a Cleopatra. Ma niente arriva all'altezza a cui giunse la gloria del regno imperiale in mano a Tiberio, sotto di cui avvenne la redenzione dell'umanità, che placò il disdegno di Dio. E poi nel corso dell'impero, per mano di Tito l'aquila imperiale
   ... a far vendetta corse Della vendetta del peccato antico.
   « E nei tempi più scuri e più funesti per la Chiesa esposta agli strazi dei Longobardi, fu ancora l'aquila imperiale che per mano di Carlo Magno soccorse la buona causa cristiana. Che dire dunque di coloro, partigiani e avversari, che vituperano un Segno cosi santo, così eletto? I secondi vi oppongono i gigli d'oro di Francia, e i primi se ne impadroniscono per mene faziose. Ma gli uni e gli altri badino a ciò che fanno ; e soprattutto Carlo II, capo dei Guelfi, pensi che