II. PARADISO
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spesso le colpe dei pidri ricadono sui figli e non s'illuda di soppiantare coi suoi gigli l'arma divina dell'impero. »
Quindi Giustiniano spiega r Dnnre che nel cielo di Mercurio stanno gli spiriti attivi, posti in un grado di gloria piuttosto basso perchè i raggi del loro amore si .=5ono innalzati più deboli verso la divinità, ma pur sempre soddisfatti e lieti della loro sede. Infine addita al po>>ta la luce di Romeo, la ~ui opera fu mal compresa nel mondo. Umile e perorino, egli riuscì cosi bene a riordinare gli affari di Raimondo Berlingherà da accasargli le figliuole con quattro maritaggi regali ; ma per le male voci degli invidiosi gli fu chiesto conto della amministrazione; ed egli trasse, povero e vecchio, in esiglio, cospargendo la sua esistenza col tenue profumo d'ignorate virtù.
CANTO VII.
Giustiniano, firito il suo discorso, intuona un inno al Dio degli eserciti ; le anime riprendono il loro moto circolare e, come velocissime faville, si dileguano dagli occhi di Dante. Questi si sofferma esitando a palesare un dubbio; ma Beatrice gli legge nell'anima; ella sa ch'egli non ha. hen capito perchè Giustiniano abbia detto che l'aquila imperiale abbia per opera di Tito vendicato 1?. vendetta del peccato antico, perchè insomma la redenzione sia stata chiamata una giusta vendetta.
* Ora — prosegue Beatrice —, il progenitore Adamo, per non 'collemre un freno alla concupiscenza, condannò tutta la stirpe ; e l'umanità giacque nell'errore fino a che il Verbo di Dio s'incarnò nella natura umana de-