16 la divina commedia
perchè di esse egli si compiaccia. Avuto il consenso da Beatrice, Dante chiede conto allo spirito di sè e lo spirito, che altri non è se non Carlo Martello, con accrescimento di letizia e di luce così gli risponde: « Poco io sono vissuto; e se la mia vita fosse stata più lunga, avrei risparmiato molti dei funesti mali compiuti dai miei eredi. La luce, di cui sono fasciato mi cela a te; ma tu mi conosci, tu mi hai amato nel mondo; e, se io fossi più a lungo vissuto, ti avrei anche mostrato i frutti del mio 'affetto. Già mi aspettavano a signore la Provenza meridionale e il regno di Napoli ; già mi fulgeva in fronte la corona d'Ungheria ; e la Sicilia avrebbe aspettato dalla mia discendenza i suoi legittimi sovrani se il malgoverno non avesse indotto Palermo alla rivoluzione. E se mio fratello Ro berto prima di salire al trono pensasse a queste vicende, eviterebbe fin d'ora l'avara povertà dei Catalani, perchè non gli apportasse iattura. Bisogna provvedere che l'avarizia sua non si aggravi coll'altrui. Egli ch'è nato avaro da un padre liberale, avrebbe bisogno di ministri che all'avarizia non indulgessero affatto. ® Dante ringrazia lo spirito di queste notizie ; ma le ultime parole di Carlo Martello sulla degenerazione di Roberto dal padre, gli hanno messo nell'animo un dubbio: « Come uscir può di dolce seme amaro? »
A risolvergli il dubbio, l'anima svolge questa dottrina: « Dio fa che la sua provvidenza divenga in questi corpi celesti virtù atta a influire sui corpi inferiori; nè solo Egli provvede alle nature, ma anche alla loro salute; onde tutte le influenze dei cieli sono disposte, non a caso, ma a fine già preveduto. E questo ordine supremo, prodotto dalle intelligenze motrici