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La Divina Commedia
Paradiso
Biblioteca del Popolo
Sonzogno Milano, pagine 62

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   II. PARADISO
   17
   dei cieli, è legge indefettibile. Ora, dato che l'uomo, per fortuna dei suoi destini, vive in società, e che j>ei l'esistenza sociale occorrono diversi uffici e diverse funzioni, dovrà essere compresa in quella legge suprema d'ordine una certa diversità d'attitudini nei cuori umani, che riesca a produrre i diversi uffici. E in realtà, non avendo i corpi celesti, nei loro influssi, riguardi alle distinzioni di famiglia, le indoli si distribuiscono da individuo a individuo, differenziando il figlio dal padre, il fratello dal fratello. Se non ci fosse quest'opera differenziatrice dei cieli, la natura dei discendenti sarebbe sempre conforme a quella dei generanti. » Da questa dottrina Carlo Martello trae un corollario. « Se nella scelta dello stato la fortuna non si oppone all'attitudine data dalla natura, allora la riuscita è sempre buona ; e certo se il mondo tenesse il debito conto delle vocazioni, le sorti dell'umanità sarebbero migliori. Purtroppo delle vocazioni si fa strazio; il guerriero è eletto sacerdote, il predicatore è fatto statista ; e così il mondo devia. »
   CANTO IX.
   Carlo Martello continua a parlare con Dante dei torti che si apporteranno alla sua discendenza e predice vagamente una vendetta di queste offese, ma impone al poeta il silenzio; poi si dilegua, volgendosi a Dio. Ed ecco che un'altra luce s'avvicina. Dante, ottenuto il consenso di Beatrice, prega la nuova luce di soddisfare il suo intimo desiderio; e questa, irradiata di nuova letizia, si dà a conoscere per Cunizza, sorella di Ezzelino da Romano, originaria della Marca Trivigiana.