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La Divina Commedia
Paradiso
Biblioteca del Popolo
Sonzogno Milano, pagine 62

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   20 la divina commedia
   resto di danza, Dante sente una voce dall'interno d'uno di quei fulgori, che parla nel modo seguente: « Dappoiché tu sei fatto segno, ancor vivo, a grazia siffatta, nessuna di queste libere anime potrebbe rifiutarsi di soddisfare i tuoi desideri. Tu certo vuoi avere qualche notizia delle luci onde s'infiora questa ghirlanda ; e io comincio col dirti che ho fatto parte dell'ordine domenicano, di quell'ordine
   U' ben s'impingua, se non si vaneggia.
   « Il mio nome è Tomaso d'Aquino; e presso di me, a destra, siede il maestro mio, Alberto di Colonia. Quest'altro splendore viene dalla beata gioia di Graziano, esperto del foro civile ed ecclesiastico. La quarta luce fascia l'anima di Pietro Lombardo, che offerse alla Chiesa tutta la dommatica ; la quinta luce contiene uno spirito, sui destini del quale ferve la discussione ancor oggi nel mondo: spirito che tutte le creature avanzò nel sapere. Segue l'anima del dottore che scrutò la natura e il ministero degli angeli. Settima è la luce dell'avvocato delle età cristiano, del cui latino si provvide Agostino. L'ottavo posto è occupato dal filosofo che squarciò il velo di tutte le mendacità umane. Ila lasciato il corpo nella Chiesa di Ciel d'oro a Pavia ed è venuto da martirio e da esilio a questa pace. Seguono le luci d'Isidoro, di Beda, di Riccardo e di quel Sigieri, che filosofando nel vico degli strami, giunse alla stoica convinzione della vanità d'ogni umana grandezza, tanto da desiderare anzitempo la morte. ^
   Dopo queste parole di Tomaso d'Aquino le anime beate, ripiendono la danza e l'ineflabile canto.