II. PARADISO
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CANTO XI.
Dante, estasiato dal glorioso tripudio dei Cicli, volge un pensiero di compatimento agli umani p :duti dietro le cose belle e vane.
Intanto la ghirlanda delle luci interrompe ancora la danza, e Tomaso d'Aquino riprende il suo discorso: « Guardando nella Luce Eterna io ben discerno la radice dei tuoi dubbi. Tu non sai renderti conto di due affermazioni da me fatte dianzi. Io ti ho detto di appartenere a un ordine, a in cui hene si avanza se non si corre dietro a vani fantasmi », poscia, parlando della quinta luce di questa ghirlanda, ho affermato ch'essa avanzò ogni creatura per il sapere, cosicché a a veder tanto non surse il secondo Comincerò a darti qualche chiarimento sulla prima questione. — a La Provvidenza divina affinchè la Chiesa si raccogliesse con balda sicurezza intorno al suo celeste Sposo, ordinò in suo favore due* condottieri. L'uno di questi eguagliò nell'ardore i Serafini; l'altro per dottrina potè esser messo a pari delle cherubiche creature. Basterà che io parli di uno solo di essi, poiché le lodi dell'uno suonano a merito anche dell'altro, in quanto il fine fu il medesimo in entrambi. Tra il fiumicello di Tupino e quello del Chiascio nacque al mondo un vero sole*;, onde il paese d'Assisi che tra quei due fiumi è posto,, meglio meriterebbe il nome d'Oriente. Ancora giovinetto, si mise in guerra col padre per amore di una donna, da tutti sfuggita. Egli la sposò al cospetto della curia vr..covile; e le si avvinse d'amore sempre più gagliarda. Vedovata del suo primo sposo, ella era rimasta per secoli in oblìo e in disdegno, ad