LA DIVINA COMMEDIA
meritare la gloria dell'altro di cui TomasG ti ria dato notizia. Purtroppo l'orma di San Francesco oggi non è più gradita; e dove c'era ii bene non v'è che tenebra e male. I suoi seguaci tralignano; e presto appariranno i frutti della mala coltivazione. Certo non manca qualche fedele alla buona regola tradizionale; ma questi fedeli non provengono nè da Casale nè da Acquasparta donde anzi si mossero le prime radici a fuggire la regola o a coartarla. Io sono Bonaventura da Bagnoregio che ho sempre posposto gli interessi mondani; e qui con me sono Illuminato e Agostino, che furono dei primi seguaci di Francesco. » La luce finisce nominando gli altri compagni della ghirlanda e accennando con deferenza a Tomaso dal cui discorso egli aveva preso le mosse per il suo.
CANTO XIII.
Dante invita il lettore a imaginare in un colle sette stelle dell'Orsa maggiore le due più grandi dell'Orsa minore e quindici altre delle più splendenti stelle ; poi Io induce a pensare che queste ventiquattro stelle formino in ciclo due costellazioni concentriche, simili alla corona d'Arianna: e in tal modo gli fa sperare di poter avere una lontana idea della bellezza dei due celesti drappelli che girano intorno a! poeta. — Compiuto il loro canto soave in lode della Trinità, quei santi lumi si fermano a guardare Dante e Beatrice. Quindi la luce di San Tomaso così si volge a parlare al poeta: o Ora che un dubbio è sopito, la divina carità m'induce a risolverti l'altro che ancor ti domina. Tu credi che in Adamo e in Cristo sia stato infuso da