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La Divina Commedia
Paradiso
Biblioteca del Popolo
Sonzogno Milano, pagine 62

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   I-A DIVINA COMMEDIA
   l'arte di governo: tanto è vero che io ho usato il verbo « sorgere » ben adatto per i pochi sovrani che si segnalano. Così tu vedi che cade l'apparente antitesi fra la mia espressione e la tua credenza: e ciò ti serva d'esempio per insegnarti la cautela e la ponderazione. Spesso cade nel falso il giudizio affettato; e poi la passione fa da pastoia al libero svolgersi dell'idea. Per la ricerca della verità è necessaria una certa arte, senza la quale l'indagine può riuscire sterile e vana, come prova la storia di alcuni filosofi e di tutti gli eresiarchi che contorsero e mutilarono la Scrittura. Occorre una grande ponderatezza nel giudizio di tutte le cose, e specialmente in quelle teologiche. E non creda il primo venuto di veder assolto o condannato colui che offre o colui che ruba ; poiché al cospetto di Dio questi può salvarsi e quegli può cadere in dannazione. »
   CANTO XIV.
   San Tomaso si tace, e Beatrice incomincia a parlare ; questa voce che viene dal centro alla circonferenza, in opposizione con quella del santo che %-eniva dalla circonferenza al centro, suggerisce al poeta la similitudine dell'acqua che si muove in un vaso rotondo, a seconda eh'è percossa di dentro o di fuori.
   Beatrice spiega a quegli spiriti il dubbio di Dante: se cioè i corpi loro saranno ancora raggianti di luce dopo la risurrezione ; e in tal caso, come potrà cotesta luce non abbagliare gli occhi corporei. Le ghirlande dei beati, fatte più liete nella danza e nel canto, intessono una dolcissima triplice melodia alla Trinità; e nella più divina di quelle anime sorge una voce in grande