II. PARADISO 27
atto d'umiltà: c La nostra luce raggerà in eterno, lì fulgore va dietro adeguatamente all'ardore di carità; l'ardore va dietro alla visione beatifica; e la visione ra dietro alla grazia. Ora, dopo la risurrezione, la nostra persona nella sua integrità sarà più grata; e quindi crescerà la grazia divina, e quindi la visione, e quindi l'ardore, e quindi la luce. Lo splendore che ora ci fascia sarà soverchiato in visibilità dalla carne ora sepolta ; ma tanta luce non avrà virtù d'abbagliarci perchè gli organi corporei sapranno resistere a ciò che potrà darci diletto. »
Le luci delle due ghirlande rispondono con un t Amen ».
Ed ecco al di là della seconda ghirlanda una terza corona di spiriti, che appaiono alla mente stupefatta del poeta come tremule luci nel crepuscolo. Abbagliato Dante volge lo sguardo a Beatrice transfigurata; e subito s'accorge di esser salito nel cielo rutilante di Marte.
Ringraziato con tacita devozione il Signore, il poeta s'avvede che la sua preghiera è accetta: tanto accesi e rossi gli appaiono gli spiriti distribuiti entro a due liste luminose. Queste due liste formano una croce in mezzo alla quale lampeggia Cristo; e le luci di vario splendore costellano la croce come i vari lumi costellano la Via Lattea. Queste luci scintillanti si muovono di corno in corno e tra la cima e il basso come i corpuscoli vaganti nello spettro solare; e intanto, come un suono lontano d'arpa e di giga, si accoglie per la croce una ineffabile melodia. Dante non intende a pieno le dolci note; ma dal ritornello « Risorgi » e » Vinci » egli s'avvede che si tratta di jn inno di