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La Divina Commedia
Paradiso
Biblioteca del Popolo
Sonzogno Milano, pagine 62

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   30 I-A DIVINA COMMEDIA
   Miei fratelli furono Moronte ed Eliseo; e la mia sposa da cui venne il tuo cognome, mi giunse dalla valle padana. Al seguito di Corrado combattei come Crociate i Saraceni che oggi usurpano per l'inerzia dei papi il Santo Sepolcro ; e qui fatto prigione c ucciso, venni dal martirio a questa pace. »
   CANTO XVI.
   S
   Dante si gloria nel Cielo della nobiltà della sua stirpe attestatagli da Cacciaguida; ma non lascia di pensare che la nobiltà di sangue rapidamente si esaurisce e si consuma, quando novelle virtù non le infondano nuovo alimento. In segno di riverenza il poeta si volge al suo bisavolo, dandogli del voi, mentre Beatrice sorride; e, attestatagli la sua gTande allegrezza, gli domanda notizie degli antenati più antichi, del tempo della nascita di Cacciaguida, del numero degli abitanti di Firenze d'allora e dei cittadini di maggior riguardo. La luce subitamente fattasi più fulgida, in tono dolce e dimesso, ma non con la moderna favella, così risponde: a Dal giorno dell'Incarnazione fino al giorno della mia nascita ; Marte è venuto a riaccendersi 580 volte sotto le piante della costellazione del Leone. Tanto io, quanto i miei maggiori, vedemmo la luce nel luogo in cui prende inizio il sestiere di Porta San Pietro. Solo a un quinto del popolo di adesso risponde il numero di quelli che allora erano atti a portare le armi ; ma in quel tempo la cittadinanza, ora imbastardita, era pura fino nell'ultimo artigiano. Nè si potrà mai deplorare abbastanza la immigrazione dei contadini, dovuta anche a causc politiche.