Dizionario Moderno di Alfredo Panzini
Ci — 94 Cia
loro. Es. con lei non ci parlo. Si potrebbe tuttavia obbiettare che in tal caso questo ci è un pleonasmo. Vero è che la forma letteraria loro, a loro è lunga e greve e nell' uso familiare vi supplisce il ci e, meglio, il gli, che è d'uso toscano, Y. Gli.
Ci e chi, gi e ghi: suffissi dei plurali dei nomi della seconda declinazione in co e go al singolare. Ogni grammatica dà sue norme per la formazione di questi plurali: il vero è che norme sicurissime mancano; e talora sì la forma gutturale dolce come l'altra forte hanno giusta ragione di essere. E non solo nel popolo v'è incertezza nella formazione di questi plurali, come in selvatici e salvatichi, greci e grechi, porci e porchi, ma gli stessi autori classici coi loro esempi ci danno documento di tale incertezza. In questo lessico sono, volta a volta, notati quei nomi dove l'uso, mal sicuro, ha bisogno del conforto de' buoni esempi letterari. Il sig. F. Pa-stonchi di tale questione fece argomento per uno scritto in giornale politico (Corriere della Sera, 4 gennaio 1903) il che per la singolarità del caso, cioè darsi in Italia importanza ad una questione grammaticale, torna ad onore e di chi scrisse e del giornale. Ma mentre trovo ragionevole la conclusione : « essere dovere accettare dall'uso quei plurali già foggiati per non intralciar di più dubbi il nostro linguaggio », non così è buona l'altra conclusione nei casi dubbi: « il nostro orecchio sarà il nostro unico regolatore, nella mancanza d'una legge fissa. La sola armonia saprà essere l'unico e indefinibile limite alla nostra libertà. » Cotesto è, per lo meno, un eccessivo attestato di fiducia nel senso estetico e fonico del publico.
Cia e già: desinenze non accentate dei nomi come provincia, guancia, quercia, fascia, pioggia, focaccia, socia, etc. al plurale si mutano in ce e in eie, in ge e gie. Si mutano in ce e in ge, cioè perdono la i, quando la c o la g sono precedute da consonante onde spiagge, lance, fasce, guance, cacce, pance, sagge, bocce: conservano invece la i, quando sono precedute da vocale, onde socie, règie, fallacie, acacie, audacie, camicie, egre-
gie, etc. Però non solo non mancano eccezioni come provincia ohe fa provincie, ma nell'uso si scrive talora pioggie, pan-eie, quercie, lande, focaccie, benché la e e la g siano precedute da consonante.
Ciaffo : cencio cosa di poco valore, nel dialetto marchigiano.
Ciàna: voce prettamente dialettale fiorentina, che i dizionari registrano in o-maggio a quel dialetto: dicesi di donna volgare e pettegola: risponde press'a poco al milanese zabetta.
Cianfrinare: una delle non poche voci deformi, provenutaci da lingue straniere e, per fortuna, limitate a speciali linguaggi: questa, all'industria meccanica de' calderai, e significa comprimere, accecare i lembi delle lamiere de' serbatoi o caldaie affinchè vi sia una buona tenuta, cioè che i liquidi contenuti non trovino alcun passaggio o fuga. Fr. chanfreiner. I meccanici usano anche le voci cianfrinatura — ricalzamento degli orli delle lamiere e delle teste dei chiodi, fatta col cianfrino — bulino.
Cianósi: termine medico, derivato dal greco kianos — azzurro oscuro, ed indica quel colore pavonazzo, violaceo, che assume la pelle in certi stati gravi di alcune malattie, e proviene da intossica-mento del sangue.
Ciao: per addio è voce dell'Alta Italia (piemontese cerèa) e pur nota e usata anche in altre regioni. Pare corrotta da schiavo, davo suo — servitor suo, davo obbligato (Cherubini, voc. milanese) Ciao è anche voce usata in Lombardia come esclamazione di chi si rassegna a cosa fatta e che pur dispiaccia.
Ciaramella: nel dialetto napoletano indica la piva con cui rustici suonatori in certi loro antichi vestiti vanno per le case sul mezzodì suonando la novena dell'Immacolata e del Natale. È l'antica voce cennamella :
nè già con sì diversa cennamella cavalier vidi mover nè pedoni, nè nave a segno di terra o di stella Dante, Inf. XXIIcennamella diminutivo e corruzione di càlamus — canna.
Cicca o cica: mozzicone, avanzo di
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Dizionario Moderno
Supplemento ai dizionari italiani
di Alfredo Panzini
Ulrico Hoepli Milano 1905
pagine 553 |
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Pagina (127/586)
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