Dizionario Moderno di Alfredo Panzini
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Gigconforme. Ondo ne derivò l'aggettivo giunonico, detto di donna formosa, o attributo di membra di donna in cui la bellezza non sia disgiunta da prestanza ed opimo sviluppo.
Giurì: o, secondo l'origine inglese della parola, Jury: voce internaz. accettata nel diz. italiano. Dicesi anche giurìa, l'assemblea o consesso de' giurati. Giurì è altresì nome di commissioni incaricate di esaminare e di giudicare su speciali questioni. Giurì d'onore quello che decide di questioni cavalleresche, cioè a dire se vi sia o no motivo di duello. La parola, probabilmente, a noi provenne per via della Francia ove quella voce insieme all' istituto passò al tempo della Rivoluzione (1791). In francese sono accolte le due forme juri e jury.
Giury: V. Giurì.
Glabro: francese glabi-c in luogo di liscio è aggettivo non infrequente: lat. glaber — liscio, calvo.
Glaciale : da latino glacies — ghiaccio, vale gelato; è quindi un'esagerazione applicarlo ad accoglienza> aspetto e simili in luogo di fredda. Invece è conforme alla natura della lingua franceso tale esagerazione, onde glacial — insensible, morne, indifférent. Accueil glacial, mine glaciale, abord glacial.
Gladio : latinismo: gladius — spada.
Glande: Y. Appendice.
Glandola tiroide: glandola sottostante a quella cartilagine della laringe la quale in taluno sporge all' infuori ed è chiamata volgarmente il Pomo d'Adamo. L'ufficio di questa glandola, nella economia dell'organismo non è ancora ben noto. L'etimologia della voce tiroide non è delle più certe : la più probabile sarebbe questa da dvQeóg scudo ed eidos forma, cioè scutiforme, detto propriamente al Pomo d'Adamo, indi esteso alla glandola sottostante.
Glassa: Y. Glassare.
Glassare: versione fonica del francese giacer — gelare : verbo usatissimo nel linguaggio culinario e significa, per quel largo senso estensivo che hanno i vocaboli francesi, couvrir de gelée, cioè cospargere dolci o carni di una specie di gelatina che li rende più vistosi : quindi bue glas-
sato, coppa glassata, etc. Il signor P. Artusi nel citato manuale di Culinaria, scritto con grazia nostrana o purezza di lingua da far arrossire molti testi scolastici, (voglio dire i loro autori) propone in tale senso le voci crosta e crostare. Ma forse non gli soccorse l'antica nostra parola biuta che il Petrocchi s'affretta a collocare nelle voci morte, e che udii viva nel popolo in biuda.
ryavua eig Adi)vag: leggesi negli Uccelli di Aristofane Y. 301. zig yAavu Adì)va£ ì'iyaye. Portar nottole ad Atene e vasi a. Samo, cioè far cosa superflua.
Gli: è di solito dai grammatici ristretto al solo dativo sing. maschile r= a lui: nell'uso toscano e di tutta l'Italia media, ove prende suono di je, vale anche familiarmente a lei, le. Si usa anche — pur in Toscana — in cambio della forma letteraria, ma greve e lunga, loro, a loro. Vero è che il gli in tale senso non esce dal dialetto e dal parlar familiare. Non mancano però esempi letterari : « Chi si cura di costoro a Milano ? Chi gli darebbe retta? (Pr. Sposi, Cap. XI), benché si potrebbe spiegare come usato con forza di collettivo. V. ci. Gli usasi anche per li — loro. Es. Gli ho visti io.
Gli affari sono il danaro degli altri: motto felice e vero nella sua lepidezza iperbolica che leggesi in un romanzo francese della signora Girardin, Marguerite aux deux Amours, Bruxelles, pag. 104, e che fu rinnovata da A. Dumas in un suo dramma La ' question d'argent (Les af-faires, c'est bien simple, c'est l'argent des autres). Cfr. il motto comune alla civiltà mercantile : gli affari sono gli affari. V. Positivismo.
Gli dei se ne vanno: V. Les Dieux s'en vont.
Glissons, n'appuyons pas: il verboglisser francese, risponde ai nostri verbi sorvolare, 2)assar sopra e simili, passer légerement sur un sujet, sur une matiére, sur un tort, sur im reproche, etc. La locuzione su riferita ci è assai comune ed è tolta da un antico e noto verso francese : glis-sex, mortels, n'appuyex pas :
Sur un xnince cristal l'hiver conduit leurs pas :
le pr-écipice est sous la giace.
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Dizionario Moderno
Supplemento ai dizionari italiani
di Alfredo Panzini
Ulrico Hoepli Milano 1905
pagine 553 |
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Pagina (243/586)
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