Supplemento perenne alla Nuova Enciclopedia di

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      ADRIATICO MARE
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      «latito. Eppure è un fatto che nelle capanne dei Morlacehi ! nostri ingegneri trovarono sovente il ritratto dello czar di cui quei rozzi montanari dicevano che un giorno li avrebbe! uniti tutti. Eppure le chiese delle popolazioni slave contermini all'Adriatico avevano ed hanno sovente doni dalla Russia ed i Montenegrini furono e sono pensionali russi. Eppure allorquando Paschlewitz mise l'Ungheria al piede dello ] czar l'Austria salvata dallo straniero soccorso contro a'suoi: sudditi ribelli aveva promesso al protettore del nord-est nna] suzione marittima alle Bocche di Cattaro e la stampa austriaca a Trieste perorava gii la causa della Russis contro] gl'interessi austriaci finché Schwarzentberg non meravigliò il mondo colla sua ingratitudine. Eppure agenti russi che fanno le viste di esser (un'altro stanno In tutti i porti dell'Adriatico dei quali uno a Venezia pagava bene il lavoro ad un povero nobile scaduto che gli eavssse dagli srefaivii veneti tutto ciò che si riferiva al governo della repubblica nella Dalmazia. Eppure uno slavo professore gii suddito italiano al qnale non si diede un posto conveniente in Italia si trasferì a Gorizia dove co'suoi scritti slavi fa una propagandi slava vocale e scritta non soltanto nella valle dell'Isonzo m; fino sul territorio del Regno col pretesto della strada del Predil. Di questi e di molti altri fatti l'Italia oon si accorge appunto perchè accadono in on'estremilà lontana poco da lei avvertila e curata; ma i necessario ch'essa li vegga e sappia contrapporre nna pressione italiana alla germanica del nord e più ancora al nord orientale panslavista che sarebbe un movimento In senso inverso della grande corrente europea una reazione scitica contro la civilti meridionale ed occidentale. Occorre di reagire non soltanto sol mare con Venezia e con tutti i porti dell'Adriatico ma anebe in terra con un'operosità locale che sia argine alla corrente. Occorri di reagire con forze unite laddove siamo più deboli.
      Verona la cui ultima Esposizione regionale del 1868 fu detta più trentina che veronese deve reagire au tuttala valli dell'Adige. La corrente commerciale che da varie parti s avvierà per Verona al Brennero ed il sentimento nszionale degli operosi Trentini e l'unita forza di Vicenza che tende i divenire uno dei distretti più Industriali dell'Italia e tutti i progressi agrarii di quella regione gioveranno a Verona nells seta lotta. Padova e Treviso a minima distanza da Venezia formeranno l'appunto territoriale della grande atti marittima e le daranno vita appunto col progressi della loro agricoltura e con quelle di tutte le basse terre dal Po al Piave. Disgraziatamente la regione tra Piave ed Isonzo la più povera del Veneto la più incompleta al confini manca di centro d'attrazione aufficiente all'Importanza degl'interessi nazionsll the risiedono in quella quasi dimenticala estremiti del nostro psese. Questa regione é tutta seminata di piccoli città da Belluno a Vittorio a Conegllano ad Opitergio ; Saeile a Pordenone a Portogruaro a San Vito a Cividale Gettona ed altre grosse terre che gareggiano con queste ma Udine la quale dovrebbe rappresentare la Aquilrja di Romani ed II Foroglnlio dei Longobaidl o la Torino del Piemonte orientale di fronte a Trieste e Gorizia in mano dell'Austria non venne collocala in Inogo dove prima d'ora potesse crescere da aé a centro regionale. Soltanto a patto chi le lande che trovanti dalle due rive del Tagliamelo tengem irrigate che un eanale porti ad Udine la forza motrice di cu manca per animare le sue indnstrie che la strada ferrata scenda dalla valle pontebbana antica via commerciale della Germania a Venezia a far gruppo eoll'altra che passa pei quella eliti che un sodalizio degl'Interessi provinciali si formi attorno id essa e che la nazione comprenda una volta
      'l'importanza di questa estremiti si duri campo di svolgersi grandemente alla distinta operosità delle popolazioni del Bellunese del Friuli ed alla parte delle provineie di Treviso e di Venezia che stanno oltre il Piave sicché in Ule estremiti si formi un nucleo di resistenza per cosi dira una controcorrente s quella che scende dal settentrione e che minaccia ' perfino dall'oriente.
      C'é un Tatto presente notevole nelle provineie di Belluno e di Udine un fatto che è l'indizio della poverti di quei paesi ma da cui deve l'Italia sapere cavar profitto. Tal ratto é U grande emigrazione temporanea degli operai per i paesi Austria ed altri della regione danubiana. Di delta emigrazione il paese oon ricava ora altro profitto se non quel misero avanzo d'un salario non ricco cui gli operai riportano e non sempre alle loro case. Ora se questi operai potessero per qualche anno ricavare profitto in casa dalla costruzione della ida ferrata dai eanali d'irrigazione dille bonificazioni delle basse terre e miglioramento del piccoli porti oltre II Piave si rifarebbero di mezzi in guisa da nutrire l'attivili locale e da potersi recare oltr'alpe con cognizioni e mezzi maggiori che di operai e non soltanto farvi di bei guadagni ma mostrare la resistenza l'espansione dell'elemento italiano anche li donde vengono le correnti che premono soll'Adris-lico. Gli operai di quelle provineie tanno distinti per laboriosità ed intelligenza ; ma occorre ch'essi siano più Istruii) ed atti ad agire per proprio conto. Nella protincia d'Udine poi ci aono tuttora alcune migliaja di Slari da italianizzarsi ;he dovrebbero servire d'anello di congiunzione cogli altri Siati che trovansi al di qua delle Alpi se noi sapessimo itrnirli e beneficarli. Altro non soggiungiamo soltanto instiamo perchè si neo-osca esserci nell'estremità nord-orientale della penisola dei randi interessi nazionali da promuovere e del quali non si eve lasciar la cura soltanto agli abitanti del paese. Gl'interessi privati e locali si possono abbandonare a coloro a cui premono ; ma gl'interessi nazionali detono tanto maggiormente essere curati da tutta la nazione quanto sono più importanti e quanto maggiore ne verrebbe il danno dalla tras-:uranza. È naturale poi che i Veneti e tra questi I Vene-:lani e gli abitanti della Marca orientale nel qual nome noi :omprendiamo tutti coloro che stanno oltre 11 Piave devono issi prima di tutto occuparsi a studiare e promuovere col proprii anche questi interessi nazionali. Se noi ricordiamo l'Adriatico all'Italia lo ricordiamo in principal modo «dessi :he in questa parte devono fare la fona dell'Italia.
      VII. Conclmont. — Se Italia mediterà sulle sue nuove condizioni e sulla nuova civiltà che deve da quelle rampollare conoscerà come trovisi tra le due correnti della civilti iropea delle quali una da maestro corre a seiroeco l'altra da settentrione ad austro: che fra di esse deve scegliere tra parte passiva ed una attiva; la prima farebbela protincia delle grandi nazionaliti che la costeggiano; la seconda por-ebbela al paro se non alla lesta delle grandi nazioni. A ciò iccorre il pieno svolgimento delle forze interne e profittando della postura marittima slanciarsi nel mare e ripigliare le itiebe espansioni delle repubbliche italiane verso il sud-est. L'Adriatico indebolito coll'arrestarsi della civilti all'Oriente ruol essere invigorito co' mezzi di tutta la nazione massime dove le popolazioni adriatiche hanno a fronte l'elemento ger-co e l'elemento slavo. Lo siodio l'operosità l'associa-i di tulli i mezzi renderannole possibile di entrare ampiamente nel traffico cui l'Adriatico è via per estendere i tflussi lungo le eoste nell'interno e fino alla valle del Danubio e del Mar Nero. L'Italia dee non solo agire nel-
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Supplemento perenne alla Nuova Enciclopedia Popolare
Rivista annuale (1870-1871)
di
Utet
1872 pagine 743

   

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