Supplemento perenne alla Nuova Enciclopedia di

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      ARACHIDE IPOGEApui dir coniato il giorno e l'ora che l'ape regina pai tei fecondata e trascuralo non ritorna più. Occorre quando avvicinano le ore più calde del giorno con ciel sereno e la temperatura si avvicina a 30* R- schizzare nell'alveare del miele ; allegre le api voleranno avanti l'alveare e pure l'api regina e verrà fecondata.
      Con ciò ebbe termine lo svolgimento dei quesiti. A completare l'apistico Congresso si ebbero varie esposizioni come Api vive italiane egizie e tedesche fra le quali primeggiò uno sciame all'aria libera di api italiane del maggiore 111 rusebka che tulli ammirarono. Prodotti opinici: miele in bolli in vetri favi da miele in campane di vetro cera vergine vino di miele. Attrezzi apistici : arnie smelatori t altri. Fra gli tcienlifici preparafi.- preparati microscopici gabinetti apistici erbario apistico. I premii furono trentatre costituiti in denaro.
      'ARACninE IPOGEA ( A raMi» hypogcca) (boi ed «con. rur.). — Alle poche nozioni date di questa pianta aggiungiamo noi pochi particolari intorno alla sua cultura ed utilità.
      1. Generalità. Cultura. —la pianta succennata detta pure ipocarpogea perché fruttifica sotterra à originai dell'Africa ov'essa i comunissimo e donde specialmente dalle colonie occidentali inglesi e francesi se ne fa annualmente grandissima esportazione per molli milioni di valore. La sua pianticella è di una ben singolare vegetazione : forma un cespuglio di vani «muscoli forniti di copioso fogliame i quali inalzandosi poco più di due decimetri tendono piuttosto ad allargarsi circolarmente sul terreno; non tardano fra essi a spuntare dei fiorì dorati cbc spiccano gradevolmente entro il verde-bruno delle foglie e dalle ascelle degli stessi rami scendono poi numerosi pungigli I quali perforala la superficie del suolo v'ingenerano ciascuno t sotto vi ascondono il loro duplice frullo. I fiori produttivi a mala pena si vedono ed appariscono sotto la forma di punte biancastre; pressoché nudi ed unisessuali non hanno che il pistillo terminalo da uno siile corto e da uno stimma acuto ; quando il polline degli altri fiori più cospicui ma ermafroditi e sterili viene a cadere sul dello pistillo lo stimma divien calloso e sodo ed il gambo allungandosi s'infìgge nel terreno e la sua punta ossis ovario diviene legume. Secondo i varii climi quanto più dura la calda stagione. tanto più la pianta si dilata moltiplica i varii suoi fiori e sempre nnovi frulli produce; ms in Isl casoesigons da ciascuna maggiori spazii di lerra e maggior lavoro dell'homo. Quindi nei climi più caldi sarà forse più assicurato il prodotto e alquanto migliore quando sia pur fresco e soffici il suolo; ma non se ne ricaverà guari maggiore quantità chi ne* climi più temperali ove restringendo le distanze delle pianticelle! si sia conlenti delle primizie moltiplicate.
      Sul principio di questo secolo se ne introdusse in vari luoghi d'Italia la coltura e gnfzie al blocco continentale già le si dava una qualche importanza lenendosene il frutti quasi succedaneo del cacao; ma poi si per mancanza della necessaria perseveranza che per l'ignoranza e l'inerzia de villici e per la loro diffidente ripugnanza alle cose nuove i per la mal temuta concorrenza degli olii sia per lo scoraggiamento in taluni prodotto dal men felice esilo delle primi prove (sebbene fatte forse su meno adatti terreni o negletti le necessarie norme) avvenne che poco a poco fu dessi ovunque generalmente abbandonata; e prova siane che il cai liere Faa di Bruno nel 49 allettato dalla lettura nella Ut ton nutique du XIX tilde sulla meravigliosa produzione di questa pianta fattene invano le più diligenti ricerche Torino Genova e Milano fu forzai» (come già altra tolta n
      45) a procurarne dalla Spagna le prime sementi (che d'allora n poi sempre si riprodussero); e prova pur ne sieno 1 prezzi ili issimi per cui dai varii stabilimenti botanici dell'Italia mperiore che in appresso ie ne provvidero furono poi vendute fino a questi ultimi anni dalle 8 alle 15 lire il chilo-gramma 1 Un antico giardiniere aiaiatente il R. Orto bota-di Torino asseriva nel 49 essersene molti anni addietro lenisti ampiamente la coltura in Piemonte ma poacia abbandonala pel motivo che faceansi con essa crescere i topi in csmpagns. SI futile motivo non farà eerto trasandare più illre questa proficua coltivazione e per ogni evento suggeriremo il mezzo di liberarsene. Dopo il 49 rinnovile le sementi facendone venire sia dalla Spagna sia direttamente dall'Africa dalle prove di paragone fattene si scorse che i primitivi semi non avcano punto degeneralo. Venendo ora alle migliori norme di coltivazione; non ista-mo a ripetere le molteplici e replicale esperienze falle per molti anni e desideriamo solo che il lettore si persuada che quanto gli consigliamo é il risultato di prove pazienti e diuturne. Scelgasi nn terreno di natura leggiera o ridotto soffice dall'arte bene esposto al sole a libero da ogni ombra o verbero ; i gelsi che si sfrondano in giugno lieve danoo vi -recano; le terre fresche alluvionali anche eccedentemente sabbiose purché apriche e meglio se a solano sono adsllatis-lime sol che silnu capaci di portar una misera segala. Il loneime per le prime seminagioni si può risparmiare la novella pianta non avendo perineo depauperato il suolo dei suoi elementi. Le terre concimate di fresco o già troppo grasse non convengono adatto e meno ancora quelle degli ' e de'giardini; luole in esse abbondare ogni fatta d'inselli per cui ne rimangono distrutti e guasti i delicati fruiti -1 appena seminati che poscia durante la fruttificazione. Scelto il terreno già stato qualche anno prima profonda-nente smosso ed ingrassato a prò di una precedente coltivatone si lavori coH'aralro nella slate a 25 o 30 centimetri; id a suo tempo ove d'uopo si rifranga e s'interzi coll'eilir-patore; poi con molti solchi di scolo si tengs durante l'inverno più sano che sia passibile; ed a tal effetto in alouni siti occorrerà pur troppo in ottobre (massime nell'alta Italia) riarare " campo in modo che rimangano molto rilevate le porche ed tre quarti di metro una dall'altra; non omettendo peri gli opportuni profondi solchi trsversali di scolo. Giunta la primavera non si abbia punto premura di seminare. Intanto ivveduta agricoltore saprà se convenga lavorare nuovamente e superficialmente il terreno coll'arilre o coll'astir-pilore massime se vi abbondassero erbe avventizie oppure lasciarlo quale ai trovi. Quindi finché la temperatura non >ia costante sui 12 a 14* R. e finché non sia trascorso il pericolo della brina e di lunghe piogge non si deve intraprendere la seminagione. In queste regioni fia quindi prudente consiglio il procedervi fra il 10 e il 20 maggio e nel mese di aprile nelle provincie napolitane; anche colà impiega scere 15 o SO giorni epperò qualora si seminasse prima di tal epoca mentre é più freddo il terreno impiegherebbe maggior tempo a germogliare e quindi crescerebbe il periplo di marcire sotterra o di esservi dagl'insetti divorato.
      II. fìegole da seguire nella seminagione. — Qui vuoisi lotare che si può ottenere un più che discreto raccolta nello slesso csinpo dopo avervi falciato un buon foraggio di veccia ivernengi o di trifoglio incarnato o simili affrettandosi a ben lavorare e ripulire il terreno. In ogni caso svelgansi i semi miglioria più consistenti e colla scorza più bianca. In quelli slessi provenienti dal Senegal awene sempre d'imma-e men perfetti che bisogna scartare. Fattane la scelta
      L OOglc


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Supplemento perenne alla Nuova Enciclopedia Popolare
Rivista annuale (1870-1871)
di
Utet
1872 pagine 743

   

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