Supplemento perenne alla Nuova Enciclopedia di

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      ARACHIDE IPOGEA
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      intieri o dimenati si pongano una o due sere innanti in un dei frulli sari gii abbastanza maturo e ben poco più essi mastello nell'acqua naturale; la mattina vegnente cosi unii- possono perfezionarsi in tale fresca stagione mentre i rirra-delli si affidino tosto al terreno per affrettarne la germina- nenli non hanno più tempo a maturare. Quando lo stato del-zione ; però prima se vuoisi sari ben fatto di agitarli cou l'atmosfera prometta un po' di costanza nel tempo converrò una miscela di zolfo e di fuligiue onde sen rivestano ed allou-j tagliar le piantici Ile in due o tre giorni per somministrarle lanino pur gl'insetti. Si procede alla seminagione nel campo fresche ed alla spicciolata. In tal caso si usi l'attenzione di gii preparato con opportuni solchetti paralleli a 75 centim/ tagliarne un tratto intiero pel lungo dei solcbi onde il dodi distanza deponendo un baccello ogni 25 centim. ebe mani tratto per tratto si possa piò liberamente procedere al tosto ricopresi con 4 o 5 centim. di terreno ben sciolto. Ner raccolto. Ove però in certe annate le pianticelle tagliale da climi più meridionali la distanza può essere maggiore per foraggio non riuscissero ben monde da polvere terrosa ser-potervi eseguire ripetuti rincalzi. La quantità dei semi mal viranno almeno per lettiera nelle stalle. 11 seguente mattino potrebbesi determinare perché lo stesso numero risulta di per tempo si dissotterreranno facilmente coli'aratro le re-
      vario peso e volume secondo le varie annate e secondo ebe siano più o meno scelti o che si misurino o si pesino più men lungo tempo dopo il raccolto; la quantiti dipende aache moltissimo dal seminarli tutti o in parte intieri o dimezzati e dalle minori o maggiori distanze ebe dovranno avere le sementi tra loro sul terreno. Dovrassi adunque soltanto prender norma dalle circostanze. Tuttavia si potrà calcolare dalli 25 a 35 chilogr. per ettaro. Trascorse alcune settimane dopo la seminagione non devesi mancare di tener mondo il suolo dalle mele erbe e soffice colle occorrenti sarchiatore Poco dopo che siensi veduti sbucciare i vani fiorì delle arachidi si procederi eolla zappa ad una diligente rincalzatura agevolandola se vuoisi colla previa aratura del rincalzatore Sari opportuno nella stale quando non piovesse e non fosse abbastanza fresco il terreno di rinnovare a tempo delle leg-
      giere sarchiature ancorché gii netto il terreno dalle male sull'aja o meglio sui terrazzi o sotto i portici stessi ed am erbe. In tal caso saranno pure opportune ove sieno possibili nicchiandole e coprendole nuovamente la sera. Quando pio-
      una e due irrigazioni ; altrimenti se non venisse mai nelli state una benefica pioggia le piante abbreverebbero distanti parti delle piante coi loro frutti e radici (ciò che può far meglio colla vanga nelle colture più limitate) quindi alcune ragazze prendano tosto l'estrema punta delle radici e scrollatele alquanto dall'alto in basso per sceverarle dalla terra le adagiuo sul ciglio dei solcbi capovolte coi loro frutti pendenti ben esposte verso il merìggio cominciando ad un tempo a riunirle a piccioli mucchi ed altre raccogliendo nel grembiale i pochi granelli sparsi pel campo. Nei climi più caldi non occorrono certo siffatte attenzioni per agevolarne l'essiccamento. La sera tutti questi fusti radici e frulli riuniti e caricali sui carri si portino e versino accumulali sull'aja o meglio sotto un porticele. Saranno in seguito ben inteso in questi climi tenute di notte coperte cou stuuje o simili e potendosi con tele impermeabili mentre lungo il giorno si esporranno al sole ed all'aria spargendole diradale
      troppo la vita loro i primissimi frutti si troverebbero maturi B nonlesse dovrannosi nullameno sulle prime smuovere alquanto lucchi onde non si riscaldino per fermentazione. Se poi
      e misero ne sarebbe il raccolto. Ha grazie al Cielo tali sii citi non sono frequenti; nè è solo l'arachide a soffrirne che anzi come pianta africana ne soffrirà meno delle altre Cosi pure se per mala sorte grandinasse minor danno ni avrebbe l'arachide perché nasconde sotterra i suoi firutli; oltrecché ove ciò succedesse di notte tempo lenendo essa tutte le sue fòglie una contro l'altra congiunte e i fieri rii chiusi presenterebbe quasi la metà soltanto dell'ordinaria superficie al temuto flagello.
      In quanto ai danni che in alcuni paesi possono talvolta temersi dai topi avidissimi dei sotterranei frutti dell'arachide vi si può ovviare facendo attorno al campo coli'aratro un profondo solco o fossetto e riducendone colla vanga prima che le piante fruttifichino liscio verticale o piuttosto pendente all'infimi il lato accosto al seminalo. I ragazzi pur anco dei contadini si mostrano di appetire le arachidi e perciò converrebbe seminarle all'aperta campagna lungi cioè dall'abitato. Anche le gazze ne sono assai ghiotte e se cominciano a rinvenirne fuori terra scoperte dai ragazzi o dai serei proseguono esse stesse a dissotterrarle arrecandovi danni notevoli; basterà quindi invigilare che al tempo della maturazione non se ne trovino ali» scoperto pei campi.
      ili. Raecolto. — Appena le foglie cominciano per la maggior parte del campo ad ingiallire si affretti l'agricoltore scegliendo una giornata serena a far tagliare colla falce quasi rasente il suolo tuttala pianta; indi nello slesso giorno smosso di quando in quando e ragunilo questo fogliame si esporti tutto la sera sotto un portico o sul fenile allargandolo ove d'uopo; esso servirà tosto di cibo alle bestie. Ai primi di ottobre però nell'alta Italia sebbene qualche anno succeda che si conseni ancora verde tutto il fogliame si dovrà nullameno procedere al raccolto; il maggior numeroo altri mezzi di essiccazione si potrebbero di-
      stendere sui graticci di una bigattiera ove mediante fuocoiderato acceso solo di tanto in tanto a seconda delle vicende atmosferiche in nna o due settimane asciugheranno. Se sonenissero giorni sereni si aprirebbero le finestre chiudendole sempre di notte e rinnovando un po' di fuoco la sera. Ma per buona sorte queste difficoltà non si hanno nella media e bassa Italia e di rado nella superiore; nè s'adombrino gli Italiani del nord a questi particolari che sembrano minuti e fastidiosi e pensino quante operazioni esiga la stesa meliga prima che venga netta e sana sul granajo.
      Qualche giorno dopo il raccolto e durante l'essiccazione atenne contadine saranno incaricate dello sgranamento ossia di staccare i frutti dalle radici Nei paesi meridionali ciò si può ottenere più agevolmente battendole sull'aja stessa con panconcelli ma da noi bisogna farlo direttamente colla mano. Però per facilitare l'operazionr si trovò conveniente di piantare otto o dieci chiodi in alcune assicelle in modo che le punte escano dall'opposta parte a mo' di pettine; raccomandati tali strumenti su di un banco servono all'uopo assai bene; fannosi passare con facile destrezza frammezzo ai chiodi le arachidi tenendone le mozze piante per Io stelo e battendo ad un tempo sovra essi colle radici ne ricadono staccati i baccelli. Infine poi quando siano ben bene asciutte con ripetute esposizioni al sole od altrimenti e sceverate colla pala col vaglio o col ventilatore dalla polvere e dai frulli più esigui (che dannosi al pollame) si riporranno in apposita stanta ben sicura e riparata dall'umido e dai sorci.
      IV Estrazione dell'olio. — La prima ed essenzialissima cosa da avvertire si è che il seme trovisi non solo ben maturo e sano ma perfettamente asciutto. Si avverta che durante i calori estivi riesce per sé più facile e più compita l'estrazione dell'olio dall'arachide come da altro seme


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Supplemento perenne alla Nuova Enciclopedia Popolare
Rivista annuale (1870-1871)
di
Utet
1872 pagine 743

   

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