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Elementi di Geografia Moderna

Nicola De Giorgi
R. Carabba Editore Lanciano, 1928, pagine 387

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   le campagne, sparivano le case, ogni traccia di vita era cancellata. La vasta corrente cbe discese nella direzione di Portici, distruggendo diversi paesi, si avanzò in mare fino a 400 metri dal lido; un altro ramo che, diviso in due fiumi della larghezza di 1300 metri, distrusse Torre Annunziata e altri paesi all> ingiro, si spinse pure in mare fino alla distanza di 1300 metri. Fu in questo stesso giorno 17 dicembre, che le sabbie e le ceneri del Vesuvio, trasportate dai venti, andarono a spargere il terrore in lontane contrade. La nube attraversò l'Adriatico, passò sulla Dalmazia, e così via via verso 1' oriente; sicché videro piovere le ceneri vesuviane Càttaro, l'isola di Negroponte, e infine la stessa città di Costantinopoli.
   Il giorno 18 il vulcano continuò a vomitare ceneri così, che l'atmosfera si sarebbe detta di polvere, e cadevano piogge fangose. Dal 19 al 27 1' eruzione continuò con fasi diverse, non cessando mai il Vesuvio di vomitare materie infiammate, e ceneri, e pietre. I giorno 28, una parte del gran cratere crollò, e ,ne uscì di nuovo un torrente di acqua devastatrice. In fine i fenomeni vulcanici, variando di natura e d' intensità, si succedettero ancora per più di due mesi. Manifestamente però il Vesuvio veniva rimettendo delle sue forze, sicché col principiò di maggio, era quasi ritornato alla primitiva calma. Allora soltanto poterono i superstiti misurare la portata di quella immensa sciagura. Il gran cono, che avanti 1' eruzione superava di 60 metri la vetta più elevata del Somma, ora gli rimaneva 108 metri al disotto: la montagna era dunque rimasta tronca 168 metri sotto il suo vertice. La forza che 1' aveva così decapitata 1' aveva anche letteralmente sventrata; il cratere che prima dell' eruzione misurava a stento due chilometri di circonferenza, era ora cambiato in una voragine della circonferenza di cinque chilometri. Che dire del paese all' ingiro, di quella bella Campania, col suo cielo così dolce, i suoi campi così fertili, i suoi fioriti giardini, la sua aria balsamica? Nulla ormai che un deserto squallido e spaventoso, •coperto di lave fumanti o di aride ceneri e di pietre.
   A. Stoppani.
   Capitolo 'V LE ACQUE CONTINENTALI
   Circolazione delle acque. — L'acqua, che copre gran parte della superfìcie terrestre, riscaldata dal sole, evapora, passa cioè, dallo stato liquido allo stato aeriforme. Innalzandosi nell' aria e raffreddandosi, il vapor acqueo si condensa e precipita in forma di pioggia, neve, grandine. Dell'acqua che così cade sulla terraferma, parte penetra nel sottosuolo, parte si raccoglie alla superfìcie formando laghi e paludi o scorre per i fiumi al mare.