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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200

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a cura di Federico Adamoli

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   1172
   Maccario
   quale portava nelle insegne militari le lettere Mi, Cha, Ba, I, le quali in ebraico significavano: Quis similis tui in fortibus, Domine; parole tolte dal cantico di Mosè nell'Esodo. Dalia unione di tali lettere venne il nome di Maccabei. » Il Maccabeo nominato Par. xviii, 40, è Giuda, l'eroe ebreo che liberò il suo popolo dalla tirannide di Antioco Epifane re della Siria; cfr. I Machab. iir e seg.
   Maccario, dal gr. ,iay.dp'.oc; — beato, felicissimo. Dante nomina un Maccario accanto a Romualdo, il fondatore del monastero di Ca-maldoli e dell'ordine dei Camaldolesi; Par. xxu, 49. Gl'interpreti non vanno d'accordo nella questione concernente il personaggio del quale il Poeta volle far menzione. Si annoverano non meno di quaranta Santi e Beati di nome Maccario (cfr. Stadler und He ni, Heiligen-Lexikon, voi. ìv, s. v. Makarius). Di questi quaranta 37 non hanno in ogni caso che vedere col luogo dantesco. Ma anche il Macarius Magnes, vescovo di Magnesia, vissuto nel quinto secolo dell'èra volgare, creduto autore di un'apologia del cristianesimo (Macarii Magnetis quae supersunt ed. C. Blondel, Par., 1876; cfr. L. Duchesne, De Macario Magnete et scripti s eius, Par., 1877), non è certo il beato Maccario che l'Alighieri pone nel settimo cielo. Restano dunque due: 1. Macario VEgiziano, detto anche II Vecchio, e II Grande, nato verso l'anno 300 dell'era volgare nell'Egitto superiore, si dedicò sin dalla sua gioventù alla vita monastica, fu discepolo di Sant'Antonio, e, grazie alla sua vita severamente austera, fu soprannominato rcaiSaptoyépwv, cioè il Giovine attempato. A tren-t' anni si ritirò come monaco nel deserto di Sceti, parte del gran deserto libico; a quarant'anni fu ordinato prete, quindi si disse fosse per lo spazio di mezzo secolo preposto dei monaci in quel deserto, dal quale si allontanò soltanto per breve tempo, bandito dall' imperatore Valente. Gli si attribuirono molti miracoli e lo si dice morto nel 391 in età di novant'anni; cfr. Palladius, Histor. Laus. c. xix. socrat. Hist. Ucci. ìv, 23. Sozom. hi, 14. Da questo Maccario si denominano anche oggi giorno alcuni monasterii nel deserto della Libia, ed una parte di esso deserto si chiama il Deserto di Macca-rio. Secondo una tradizione nazionale i monasteri di Maccario erano una volta 365, cioè tanti, quanti sono i giorni dell' anno, e pare che la tradizione non sia senza fondamento storico (cfr. Tischendokf, Reise in der Orient, i, 110 e seg.). Fra le opere attribuite a questo Maccario si ritengono autentiche le 50 Omelie (ed. I. G. Peitius, Lips., 1698) e le Apoptliegmata (in Migne, Patrol. gr., voi. xxxiv), come pure le Epistolae, Inomiliarum loci, preces (ed. H. I. Floss, Colon., 1850). Altre opere attribuitegli si ritengono universalmente apocrife. Cfr. B. Lindner, De Macario, Lips., 1846.- 2. Maccario