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Enciclopedia Dantesca
Dizionario critico e ragionato di quanto concerne la vita e le opere di Dante Alighieri - Volume II - M-Z
Giovanni Andrea Scartazzini
Ulrico Hoepli Editore Milano, 1899, pagine 2200

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a cura di Federico Adamoli

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   Zavorra
   voi. xxi, 1893, p. 456 e seg.). Dante avrebbe preso l'immagine presente da Odofredo, famoso dottore di Bologna, morto nel 1265, il quale scrive (Super tribus libris codicis, Lugd., 1550, p. 31): « Item sicut videmus in lusoribus ad taxillas vel similem ludum, nam multi stare solent ad videndum ludum, et quando unus lusorum obtinct in ludo, ì 1 li iustantes solent petere aliquid sibi dari de lucro ilio in ludo babito, et i 11 i lusores dare solent, et si de suo patrimonio aliquis ab eis peteret alias si in ludo, repu-tarent eum fatuum. » Del resto il Tamassia osserva: « Odofredo riferisce esempi, aneddoti, detti, ecc., ecc. di parecchi suoi predecessori. Può darsi quindi che questo esempio de' giocatori, circondati da gente che aspetta il momento buono per chiedere, fosse un esempio tradizionale, scolastico che si soleva adoperare dai dottori. E allora Dante avrebbe tratto la materia prima della sua similitudine dalle tradiz. scolastiche bolognesi. »
   Zavorra, lat. suburra, Propr. Materie pesanti che si pongono in fondo alla nave per tenerla ad una immersione che ne guarentisca la stabilità. Dante chiama Zavorra la feccia della 7a bolgia; Inf. xxv, 142. Quasi tutti i commentatori sono d'opinione che Dante chiami Zavorra la bolgia stessa, e alcuni aggiungono che la chiami così per la qualità del fondo, altri per la qualità della gente che v'è dentro. Più probabile sembra però che il Poeta chiami Zavorra non la bolgia stessa, bensì la gente che essa contiene, poiché: 1. La bolgia non si muta e trasmuta (Inf. xxv, 143), sibbene la gente che v'è dentro. - 2. La metafora è tolta dalle navi; se Zavorra è quella materia vile che si mette in fondo ad esse ne risulta che nel verso dantesco la bolgia vien tacitamente paragonata alla nave e la vile canaglia nel fondo della bolgia alle cose vili messe al fondo delle navi. I più antichi comment. (Bambgl-, An. Sei., Iac. Dant., Lan., ecc.) non danno veruna interpretazione. - Ott.: « Così viddi trasformare la settima bolgia, cioè quelli che dentro v'erano; e qui prende quello che contiene, per quello che v'è entro contenuto; benché alcuno dice delle settime anime, delle quali fa menzione, cioè di Vanni Pucci, di Cacus, d'Agnello, di Messer Cianfa, di Messer Buoso, di Messer Guelfo Cavalcanti, e di Puccio Sciancato; e così trasmutava li ladri dalla prima, e seconda, e terza condizione. »- Petr. Dant. : « Vocando zavorravi hanc septimam bulgiam, comparative loquendo; quia sicut alveus de fundo galese et navis habet glaream, quse dicitur zavorra, ita et lectus ille erat et habebat. » - Cass.: « Zavorra est fundus navis inglarate ut fir-mius vadat quam accipit hic auctor prò fundo hujus bulgie. » -Benv.: « Septima bulgia, quam autor vocat saburram, qua) est glarea, qu»