capire né intravedere che altri, e con ragione, potesse giudicare i suoi modi come segno di animo maligno e proclive alla maldicenza ».
Se poco lieta sorte ebbe lo Scartazzini col suo primo editore, com' egli riferiva nella citata lettera al Ferrazzi, singolarmente fortunato potè dirsi, invece, con gli altri, . di tanto allo Steinheil superiori : F. A. Brockhaus, cioè, di Lipsia e piti specialmente Ulrico Hoepli, di Tuttwyl nel cantone di Turgovia, or da trentacinque anni in Milano -il connazionale di lui, dunque, l'infaticabile editore, che per oltre un ventennio gli fu il « fedele e devoto consigliero ed amico ». Questo ricordava l'intimo dello Scartazzini, Francesco Saveriq Kraus, che, di pochi anni più giovane di lui e già nel culto profondo dell'arte e della filosofia dantesca suo emulo, pochi mesi appresso volle seguirlo nella tomba; e rilevò pure l'alto merito che le due ditte editrici s'acquistarono presso il pubblico dando alla luce in modo sollecito e forma eletta le produzioni di quel solitario pastore evangelico, quasi meditatamente appartato dalla società e sdegnoso della comunione con gli studiosi. Notava già Pio Bajna che lo Scartazzini, per un' opportunità derivatagli dalla nascita, poiché « la Bre-gaglia spetta geograficamente all' Italia, e se ne può dire un satellite anche sotto il rispetto geografico,.... venne alternando in tutta la sua vita pubblicazioni tedesche e pubblicazioni italiane » - e a quest' Italia aggiungerò io, egli anelò sempre. Essendo stato detto, in una rivista italiana, «non italiano », con evidente risentimento, nel 1893 egli mi scriveva : 4 è a rigore giusto ; sono svizzero ; la mia patria è sul confine dell'Italia, due ore distante da Chiavenna. Non sono adunque italiano ! ' — e al Ferrazzi, espresso il desiderio d'aver qui una cattedra, perché ' innamoratissimo dell' Italia ', chiudeva la ricordata sua
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