La « Concordanza » americana
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questi versi, però, chi li voglia, nel bel volume del Fay ricorrono altrove, e le lacune possono sempr'essere in appendici riempite. Più e meglio adunque che alle omissioni, bisogna por mente agli errori; sia or lecito, la prima volta che un italiano rivolge le proprie cure a cosi fatti lavori danteschi, sia lecito intendere specialmente a quegli errori, che, qui a tutti evidenti, fuor d'Italia, invece, sembrano farsi ornai tradizionali. Teniamo pur sempre l'ordine del volume. Al Purg. iv 18, domando non è voce verbale1); al Par. xvii 140, ferma non è aggettivo, ma verbo; quivi, al xxiii 123, fin non sta da sé, qual nome, per fine, bensì per fino nella preposizione composta2); quivi pure, al v 108, non s'ha la tronca di fólgore, ma si di folgóre3); al Purg. xxvii 45, non si deve legger pomo, bensì - come tosto appresso (ivi, 115) e fuor di rima - pome 4); quivi al xvi 133, saggio non vale il sapiens, ma sì l'exagiuin dei latini6); all'/??/, xxviii 6, va letto ed inteso, non già senno, ma seno6); al Par. xii 39 e xxviii 35, tardo è aggettivo, non avverbio '), mentre avverbio e non aggettivo è quivi, al
') « Gridaro a noi: Qui è vostro domando ».
2) « Per 1' animo che in fin di fuor s'infiamma ».
3) « Nel folgór chiaro che da lei uscia» (Il M. legge « fulgór »).
4) «Come al fanciul si fa eh'è vinto al pomo.... Quel dolce pomo che per tanti rami ».
!ì) « Ma qual Gherardo è quel che tu per saggio Di' eh'è ri-maso » (v. Enciclop., II, 1716).
6) « Ch'hanno a tanto comprender poco seno » (v. Enciclopedia, II, 1793).
7) « L'esercito.... Si movea tardo », e «ciascheduno Pili tardo si movea ».