xuv Prefazione
intiero », dà pur quello di « bene organizzato », richiamandosi appunto al « Purg. xviii 124 » e dimenticando che, così, la presunta simmetria, ' a guisa d'una bulla ', direbbe il Poeta, se ne va ; egli attribuisce, anzi, senz'avvedersene, a cotesta cabala si poca serietà, che al Par. v 33, invece di « mal tol-letto», dichiara esser «meglio leggere maltolletto, cioè roba di mal acquisto», e non sospetta nemmeno che, in ogni modo, quel tal numero di « volte sette » per ciascuna cantica non torna più (ved. quest'i^nei-clop., IT, 1185).
Singolarmente curiosa poi, non meno che stridente, è la contraddizione in che talor cade il Nostro fra la Concordanza altrui e il proprio testo e commento. L'a vèr si del Par. xxxiii 78, per esempio '), lo Scartazzini con la valida autorità e il sottile ragionamento del Parenti, non vuole punto confuso con Vavvèrsi, eli'è, invece, la lezione del Witte e quindi l'unica forma data dal Fay. Il quale, per un al-tr' esempio, col testo medesimo, dà fra gli aggettivi il seconda del Par. xxvi 141, che lo Scartazzini, in cambio, ebbe sempre, e ragionevolmente ha, quale verbo2): eppure, dinanzi all'aggettivo «secondo», incontrata « questa simmetria, 4X3, più 3X3, più 4 X 3 », si chiederà s'essa « sia premeditata o da attribuirsi al semplice caso » : ecco anche qui rotto,
') « Se gli occhi miei
!) «Dalla prim'oraa quella che seconda (W. : eli' è seconda).... l'ora sesta » : cosi dal Casini (v. la nota a p. liii) al Mooke e al Vandelli (ved. in quest' Enciclop. il v. « secondare » e l'agg. « secondo »).