La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
la questione irredentista. Si apprende tutte le minacce fatte dalla cara alleata al Governo di Roma durante la guerra libica nel 1911, minacce violenti, perentorie, che facevano supporre una immediata rottura di rapporti e che paralizzarono le operazioni dell'Italia non solo nel mare Adriatico e nel mare Ionio, ma anche sulle coste della Turchia costando a noi vite di soldati e milioni che si sarebbero potuti risparmiare.
L'on. Salandra esamina l'importanza delle famose concessioni e sollevato il dubbio che fossero sincere dimostra come fossero inadeguate, come accettandole e mantenendo l'Austria le sue promesse noi avremmo avuto, come prima, aperte le porte di casa nostra e come anche nella migliore delle ipotesi da una Triplice rinnovata a queste condizioni l'Italia sarebbe stata una nazione vassalla, e questo vassallaggio essa non lo vuole.
Il sogno della egemonia universale è stato infranto. Il mondo è insorto. La pace e la civiltà dell'umanità futura debbono fondarsi sul rispetto delle compiute autonomie nazionali, fra le quali la grande Germania dovrà vivere pari alle altre, ma non padrona
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E il Presidente del Consiglio conclude affermando che le ingiurie fatte dal Cancelliere tedesco all'Italia, al suo Re, ai suoi ministri, al suo Popolo hanno raggiunto l'effetto di stringere tutto al Paese, senza eccezione di partiti intorno il tricolore sventolante sul campo di battaglia, davanti al quale "si inchinino tutte le bandiere, si fondano tutti gli animi nella fede concorde che in quel segno vinceremo."
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