La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
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Oggi dopo constatati i fatti, dopo compulsati numerosi documenti, venuti a cognizione di verità che in quei giorni non si potevano dire per ragioni facili a comprendersi, si può asserire senza far torto a nessuno che se l'animo dei nostri soldati di ogni grado e di ogni arma, era pronto e ansioso di cimentarsi cogli austriaci e lo spirito della popolazione pieno di fermezza e di fiducia nel suo Governo e nel suo Esercito, la preparazione militare, per quanto si fosse fatto ciò che umanamente era possibile, non presentava quella efficienza di mezzi bellici che sarebbe stata necessaria per affrontare un nemico formidabilmente agguerrito, già da dieci mesi addestrato alla guerra, che per sopra-più occupava posizioni fortificate oltre che dalla natura stessa, dalla mano dell'uomo e che a detta dei critici militari competenti erano considerate assolutamente inespugnabili.
Il breve tempo intercorso fra lo scoppio della confla-gazione europea e il nostro intervento non era stato sufficiente a mettere il nostro Esercito in quelle condizioni di equipaggiamento volute dalla circostanza anche perchè gl'inevitabili danni d'ogni genere arrecati dalla guerra contro la Turchia in Libia, al nostro materiale, specialmente quello dell'artiglieria e delle navi non si erano ancora potuti riparare.
Alte ragioni hanno affrettato la nostra entrata in guerra anche in quelle condizioni; fra queste, importantissima, la sicura promessa degli alleati Francia e Inghilterra di fornire in breve quelle munizioni che l'Italia, benché avesse trasformato tante delle sue officine meccaniche in fabbriche di proiettili e di cannoni, non poteva produrre in quantità sufficiente alla bisogna sopratutto per mancanza di materie prime e di carbone.
Ad ogni modo il generale Cadorna aveva già stabilito il suo piano che, si è saputo dopo, non ebbe l'approvazione di tutti i generali, per molti dei quali l'azione dei nostri nelle nostre condizioni, si sarebbe dovuta limitare, in principio, solamente alla difesa delle vecchie frontiere, e convinto del suo progetto e del valore delle sue truppe era pronto al gran cimento.
Scoccò finalmente la mezzanotte del 24 maggio.
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