La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
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Quando dopo la mezzanotte del 24 maggio i nostri soldati misero il piede sui primi lembi di queste terre che dovevano liberare infuriava un temporale spaventoso e l'acqua cadeva a rovesci. Essi però ebbero tale uno slancio impetuoso per correre in avanti che gli ufficiali furono costretti a raccomandare loro la calma e a moderare il passo.
La prima città occupata dai nostri è stata Cormons. I soldati furono accolti con vivissima simpatia, con grande cordialità; tutta la popolazione diede loro il benvenuto e rapidamente ogni indizio della cessata dominazione austriaca scomparve. Le autorità locali si misero subito a disposizione di quelle militari.
Le stesse accoglienze, presso a poco, hanno avuto in tutti gli altri paesi dove se la popolazione non si abbandonò a grandi esplosioni di gioia fu perchè ad una parte non pareva ancora possibile di essere veramente liberata all'odiato nemico, il quale in quegli ultimi mesi si era accanito su molti dei suoi con tale iniqua ferocia che ne era rimasta come istupidita ; l'altra parte, sobillata da certi austriacanti e specialmente dal clero che ci avevano dipinto sotto i peggiori aspetti, temeva da noi violenze, saccheggi e distruzione.
A casaccio le autorità austriache avevano arrestato centinaio (li innocenti un pò dappertutto, uomini, donne, perfino fanciulli. Moltissimi erano stati mandati nei campi di concentrazione, moltissimi nelle prigioni e tanti e tanti fucilati con un processo sommario; qualche volta anche senza processo. La loro colpa ? Sospetto di simpatia per l'Italia.
La popolazione poi mal nutrita mangiava pane nero e pessimo. Naturale che l'Austria facesse gravare maggiormente sui suoi soggetti italiani le conseguenze della scarsezza di viveri per cui cominciava a soffrire tutto l'impero a causa del blocco degli Alleati.
Sulle strade, contadini, vecchi, donne e bambini (gli uomini atti alle armi erano stati mandati contro la Russia e contro la Serbia) venivano incontro ai nostri soldati offrendo loro del latte e del vino se ne avevano.
—Gera tempo che vegnissi! si sentivano ripetere da ogni parte.
Alcune povere donne temendo sulle prime chi sa cosa dai nostri si erano barricate coi propri figli nelle loro case, intendendo di difendere quel poco che avevano
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