La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini

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      sione a nostro riguardo contro i fratelli nostri ad essi soggetti, senti risvegliarsi nel suo essere tutte le virtù ataviche della razza e quelle acquisite alla scuola della disciplina patria. Il suo primo impeto verso la meta dimostrò al Paese che le nostre sorti erano affidate a buone mani.
      Sembrerà non credibile, ma neanche il buon umore perdette, fatto di motti di spirito sempre indovinati, qualche volta un pò pepati, di geniali trovate escogitate per divertire i compagni o per giuocare un tiro al nemico, di commenti alle imprevedute, ma continue e disparate vicende della vita da campo, pieni di comica filosofia.
      Un soldato di fanteria a cui si era subito dovuto amputare un braccio, alle parole di conforto del dottore rispose con fermezza :
      —Ce n'ho ancora un altro abbastanza forte per strozzare cento austriaci.
      Durante la preparazione del rancio una bomba scoppiò a pochi passi dalla marmitta dove stava bollendo il brodo per la zuppa.
      Un soldato che era sdraiato lì vicino fumando tranquillamente la pipa, brontolò senza muoversi:
      —Screanzati'. A momenti ci guastavano la mine stra !
      Il caporale maggiore degli alpini Antonio Vico il quale comandò il plotone che il 3 giugno conquistò un'importante trincea al passo di Valle d'Inferno alla testata di Val Degano in Carnia uccidendo venticinque austriaci e facendo altri prigionieri, benché avesse visto cadere ferito il suo sottotenente Pietro Ciocchino di Pinerolo e ucciso un altro caporal maggiore che aveva assunto prima di lui il comando, riassumeva così ai superiori la brillante operazione compiuta : —I l'urna fait pulissia (Abbiamo fatto pulizia) Sin dal principio fra ufficiali e soldati, pur osservando disciplina e rispetto, vi fu una cordialità di rapporti, un legame di sentimenti fraterni stretto dai comuni disagi e dal comune continuo pericolo che rincuorò gl'inferiori e permise ai superiori di calcolare sull'obbedienza e sullo scrupoloso adempimento degli ordini che erano costretti ad impartire.
      Quanti soldati morirono difendendo i propri ufficiali, quanti sfidarono l'ira del fuoco nemico per andare a ritirare il corpo del tenente, del capitano caduto ohe non


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La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919
di Paolo Pallavicini
Società Libraria Italiana New York
1919 pagine 519

   

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