La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini

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      moria del tenente di complemento di fanteria Decio Raggi di Savignano (Forlì) caduto eroicamente sulle contrastate pendici delle alture di Podgora il 20 luglio. La motivazione dell'altissima ricompensa, che si dà solo in casi assolutamente eccezionali tanto che pochissimi sono oggi i vivi che se ne possono fregiare il petto, diceva fra l'altro : "Il tenente Decio Raggi, nobilissimo esempio di mirabile eroismo, sotto il grandinare dei proiettili superate le fortissime insidiose frontiere avversarie si lanciava primo sulla trincea nemica e, ritto su di essa, sfidando la morte pur di trascinare i suoi soldati alla conquista, li incitava, li incuorava, invocando le tradizioni della forte Romagna. Colpito a morte, nel sacrificare la generosa vita alla Patria li spronava ancora a compiere - l'impresa valorosa, si chiamava beato della sua sorte e inneggiava al glorioso avvenire d'Italia."
      Ed ecco cosa scriveva pochi giorni prima del fatale attacco questo glorioso figlio d'Italia. E' una lettera trovata nel suo portafoglio, prezioso, commovente documento delle sue ultime volontà.
      O gioventù italiana, invidia la mia sorte fortunata ! Nel nome santo di Dio e nella speranza di una vita migliore per la grandezza, per l'unità, per l'onore della Patria, per la libertà, per l'indipendenza, pei fratelli oppressi, nel nome sacro d'Italia, nell'amore e per l'onore di tutto ciò che è italiano, io muoio beato. Nè le fatiche, nè i pericoli, nè la fame, nè la sete, nò le vigilie, nè i disagi hanno scosso mai la mia fede nelle giuste aspirazioni nazionali, l'amore degli italiani oppressi, l'odio contro i vecchi tiranni nostri oppressori; quindi, poi che mi volete bene, non abbandonatevi ad inutili rimpianti, ma coltivate l'amore per me come l'animo mio si nutrirà ancora di un tale amore per voi. Date fiori a chi morì per la patria.
      Un altra medaglia d'oro fu concessa alla memoria di Giacomo Venezian illustre professore all'Università di Bologna. Egli era triestino ed aveva 54 anni. Aveva voluto arruolarsi perchè caldo partigiano della guerra. Da capitano era stato promosso maggiore sul campo. Ferito leggermente volle ritornare alla fronte dove alla testa del suo battaglione si lanciò all'attacco di un fortissimo trinceramento, cadendo poi da eroe colpito a morte. Aveva sempre scongiurato che lo lasciassero in prima linea, egli che per la
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La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919
di Paolo Pallavicini
Società Libraria Italiana New York
1919 pagine 519

   

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