La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
lo. Salomone La due morti sull'apparecchio uno dei quali gli è scivolato addosso; ne sente tutto il peso sulle spalle, eppure li sostiene sempre. Ferito gravemente a sua volta alla testa, quasi accecato dal sangue che gli cala a flotti sugli occhi, sul viso e che gli riempie il easclietto; paralizzato nei movimenti anche dall'altro cadavere che gl'impedisce di manovrare il timone di elevazione, quest'uomo meraviglioso ogni qualvolta che il nemico il quale ha visto le sue disperate condizioni, gl'impone di arrendersi e di scendere, risponde con uno sdegnoso rifiuto e continua nell'epica lotta bersagliato ad ogni suo diniego da impetuose raffiche di mitragliatrici che gli crivellano l'aeroplano.
Ad un certo punto pare proprio che non ne possa più e gli austriaci credono ch'egli, mortalmente colpita la macchina, precipiti al suolo. Infatti vedono il Caproni scendere con una spaventosa rapidità verso terra. E' dunque vinto quel demonio che sembrava invulnerabile e dotato di una destrezza, di un sangue freddo, di una resistenza, di un coraggio soprannaturali?
No; non è vinto. Giunto quasi a terra, l'apparecchio come se fosse animato e avesse voluto ubbidire docile al suo conduttore, con una mossa sorprendente, sbalorditiva, incredibile si drizza, si volge al cielo d'Italia lontano, e via come una freccia, fantasticamente verso la libertà, verso la salvezza.
I nemici, riavutisi dallo stupore, si lanciano all'inseguimento, ma troppo tardi. Oreste Salomone col suo funebre carico viene ad atterrare su suolo italiano. Lo tolgono svenuto dalla macchina, ma ha raggiunto il suo scopo ; non è caduto in mano al nemico ed ha ricondotto i due compagni morti perchè fossero sepolti in terra sacra d'Italia.
Oreste Salomone, che guarì dalla grave ferita e potè ricevere dalle mani del generale Cadorna la medaglia d'oro, è nato a Capua. Proveniente dal corpo amministrativo del commissariato militare era già insignito della medaglia d'argento al valor militare ottenuta in Libia.
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I nostri avviatori si distinguevano in quel frattempo anche sul mare dando la caccia sugli idrovolanti al nemico nelle acque di quell'Adriatico, che doveva rimanere ancora "amarissimo'' per tanto tempo.
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