La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
austriaci e clie l'talia accolse fraternamente insieme al suo >Ke Pietro Kareorgovicli ; al trasporto della famiglia reale del Montenegro anch'essa in fuga dopo l'invasione austriaca. Le autorità politiche e militari erano francesi ed inglesi che svolgevano la famosa impresa dei Dardanelli, disapprovata dal nostro Governo e Anita in un irreparabile disastro avvenuto appunto nel febbraio. A diminuire gli effetti terribili di questo disastro contribuì appunto la nostra marina trasportando in patria il decimo corpo di spedizione alleato.
Durante queste operazioni il nemico ha cercato di ostacolare il vasto e complesso movimento attaccando i nostri convogli cogli idrovolanti, con lunghe Ale di mine coprenti una vastissima zona di acqua, col tentare spesse volte di entrare in azione mediante squadriglie di cacciatorpediniere appoggiati ad esploratori ed infine con attacchi portati a fondo con i sommergibili.
E quando si pensa che gl'imbarchi ebbero sempre luogo su coste aperte assai prossime a quelle nemiche, in una stagione poco propizia, l'impresa ingigantisce di valore tanto più se si considera che le nostre perdite sono state lievissime: pochi bastimenti da trasporto di materiale, un pirosafo, il Re Umberto, una piccola nave ospedaliera, Mare Chiaro e una sola nave da guerra : il cacciatorpediniere Intrepido.
Un corrispondente di guerra a proposito di questo silenzioso, ma meraviglioso compito assolto dai nostri marinai parlò della "squadraccia della morte'' una divisione di 12 navi di vecchio tipo incaricate di richiamare l'attenzione del nemico e di servire da bersaglio ai colpi austriaci, come aveva servito a compiere altre gravissime missioni.
Ogni nave della "squadraccia" aveva ricevuto almeno un centinaio di siluri dai sottomarini e se solo la decima parte avesse colpito nel segno essa non sarebbe esistita più.
Il comando dell'Adriatico era allora nelle mani del Duca degli Abruzzi. A ministro della marina avevamo l'ammiraglio Leone Viale ed in servizio dall'inizio della guerra l'ammiraglio Giovanni Bettolo. Di ritorno dall'Amerca e appunto da New York dove si trovava, il 5 giugno giungeva a Koma Guglielmo Marconi che si metteva subito a disposizione del Governo.
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