La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
di guerra dovevamo anche noi subire uno scacco di una certa gravità che obbligò le nostre truppe ad un forte ripiegamento sii precedenti linee di difesa, perdendo parecchio terreno che era stato conquistato a caro prezzo.
16 Maggio 1915 — Un comunicato ufficiale di questa data annunciava laconicamente che dopo un intenso bombardamento l'avversario aveva fatto eseguire un attacco contro il tratto del nostro fronte tra Valle Adige e alto Astico e che i nostri dopo accanita resistenza erano stati costretti a ripiegare, riepiegamento che era continuato nei giorni seguenti alternativamente e che si arrestò definitivamente il 25.
Da circa tre mesi il nemico veniva preordinando una offensiva nel Trentino. Le forze austro-ungariche erano state ritirate dai Balcani e dalla Russia, e parte erano state formate con nuove leve straordinarie. Alla metà di maggio si trovavano in Trentino 18 divisioni di truppe scelte fra le più allenate alla guerra di montagna; una massa di circa 400 mila uomini. Si calcola che tali truppe disponessero di non meno di 2000 bocche da fuoco, di cui metà di medio calibro, alle quali vanno aggiunte 20 batterie da 305, a due pezzi l'nna, quattro pezzi da 380, quattro da 420.
Oltre che la preparazione materiale l'avversario curò con speciale attenzione quella morale. Mezzi prescelti: l'odio e la lusinga. L'offensiva del Trentino fu chiamata spedizione punitiva contro la traditrice Italia per causa della quale solamente continuava la guerra. Battuta questa gli alleati avrebbero dovuto chiedere in breve la pace. Questo dicevano i comandanti austriaci ai soldati per animarli e promettevano che nella facile invasione del nostro territorio (perchè i nostri stanchi, vili, demoralizzati, alla vigilia di ribellarsi, non avrebbero resistito,) il saccheggio delle campagne e delle ricche città italiane avrebbe dato abbondante nutrimento e ristoro.
I risultati di questo grande offensiva, comandata dall'arciduca Federico in persona, iniziata col bombardamento del 14 e continuata sino al 26 giorno in cui inutilmente il nemico tentò di attaccare il nostro fronte sulla sinistra del torrente Maso, verso Monte Cima e Cima Ravetta, non furono certo quelli che il nemico si attendeva. Anzi si può ben considerarlo un vero e proprio insuccesso del comando austriaco
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