La Guerra Italo-Austriaca 1915-1919 di Paolo Pallavicini
per costringere gli austriaci a tenersi nascosti, mentre arditi volontari andavano avanti scoperti, per strappare e svellere l'enorme, complicato colossale intrigo di reticolati che sbarrava il cammino.
Ogni speranza era riposta nell'azione frontale sul bordo di un abisso, nell'assalto, sull'inaccessibile. Alle tre e mezza del pomeriggio un lacerante scoppio di fucileria dà il segnale dell'assalto e i nostri si slanciano con un grido sovrumano. Conquistata la prima trincea operano uno spostamento di fianco per attaccare la vetta anche sui lati. La vetta è unita all'altipiano da un piccolo collo, da una specie di istmo largo appena un centinaio di metri. La posizione degli austriaci si faceva sempre più critica se essi si ostinavano nella difesa anche perchè la loro artiglieria, secondo i sistemi austriaci, li avvertiva che se si fossero ritirati sarebbero stati presi fra due fuochi, quello nemico ed il proprio. Ma presi fra le baionette italiane e gli shrapnel» fraterni i Kajseriager scelsero gli shrapnels. Rinunciarono anche ad arrendersi, sicuri che gli alpini per vendicare i ventisei compagni massacrati il 4 li avrebbero certo fatti rotolare dall'alta rupe in modo non troppo comodo.
Così quando dopo quaranta ore di veglia e di fatica, all'alba del 24 i nostri hanno sferrato l'assalto allacima, il nemico è fuggito.
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La presa di Gorizia doveva avvenire pochi giorni dopo. Una straordinaria preparazione di tutte le forze necessarie era stata meticolosamente organizzata dal Comando Supremo.
L'attacco fu iniziato il 4 agosto nel settore di Mon-falcone contro le alture di quota 85 e 121, ad est della Rocca.
La giornata del 5 passò in semplici azioni di artiglieria dirette a saggiare il fronte del nemico, a frastornare l'attenzione, ad inquadrare il nostro tiro.
Sul margine meridionale del Carso i nostri conquistarono la fortissima linea di vetta del San Michele ed e-stesi trinceramenti nella zona di San Martino. Infine i battaglioni di bersaglieri ciclisti dei reggimenti 3.o e 4.o ll.o dopo accanita e sanguinosa lotta, espugnavano quasi tutte le trincee a difesa dell'altura di quota 85, vi resistevano al violento concentramento di fuoco
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